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Il merito come indice di disuguaglianza.

19 Febbraio, 2023

“L’arroganza nelle persone di merito offende ancor più che l’arroganza degli uomini senza  merito: perché già il merito offende.” 

Friedrich Nietzsche 

(da “Umano, troppo umano “- 1878) 

Le moderne società stanno andando sempre più verso un’ organizzazione di tipo meritocratico,  dove la posizione sociale viene acquisita grazie al “ merito” di ognuno. Sembrerebbe che tale  organizzazione dal punto di vista sociologico porti dei benefici poiché ognuno occuperebbe una posizione più appropriata alle proprie competenze. 

Il merito avrebbe la capacità di superare il limite della divisione data dall’ origine sociale e potrebbe essere vista come una qualità propria dell’ individuo. 

Recentemente si è anche parlato di una “ meritocrazia dell’ istruzione” per designare un contesto  sociale dove le posizioni sono correlate al livello d’ istruzione e dove la scuola è l’ istituzione che  attribuisce questi meriti individuali. I tempi sembrano alquanto maturi visto che proprio il nuovo  governo Meloni ha cambiato il nome da Ministero dell’ Istruzione a Ministero dell’ Istruzione e del  Merito. 

Ma il filosofo Michael Sandel, in una sua opera, ci dice che una società meritocratica non è una  società orientata all’ uguaglianza poiché, pur superando le differenze di posizione economico  sociale non nega l’ esistenza di gruppi comunque privilegiati, dovuti a “meriti” personali che si  identificano in talenti, sforzi, impegno .  

Si può quindi affermare, che pur superando delle disparità convenzionali se ne creino altre di tipo  diverso, concepiti come moralmente legittimi. Tuttavia un miglioramento sulla scala della mobilità  sociale viene intrapreso rispetto alle società del passato che erano basate esclusivamente su privilegi  baronali e di casta. 

Se volessimo ancora, attuare una riflessione accurata sul concetto di “merito”, potremmo vedere  che vi sono delle caratteristiche personali che incidono come dei facilitatori del successo dell’  affermazione sociale, come ad esempio la bellezza, le condizioni di salute, il carattere, l’ attitudine  al sacrificio, la responsabilità .  

Capita quindi, che il più delle volte i ragazzi meritevoli siano quelli maggiormente seguiti dalle  famiglie, hanno una grande voglia di mettersi in discussione, valorizzano il loro impegno costante.  Ma tutto questo possiamo farlo rientrare nei “ meriti personali” o è una componente  disposizionale? 

Ecco allora, che lo stesso concetto di “ merito” diventa un “nonsense”, un escamotage che giustifica  la collocazione sociale e il proprio compiacimento personale. Il merito di uno studente corrisponde  simultaneamente al demerito di un altro studente, che regala a quest’ ultimo un senso di fallimento e  disistima. 

La meritocrazia sembrerebbe quindi una buona ricetta per alimentare la discordia sociale. 

Infatti, ci hanno abituati a credere che una società meritocratica sia una società giusta ma dietro  all’idea del merito si nasconde un inganno. Se non ci sono pari opportunità vincerà sempre chi ha  più mezzi e chi perderà, invece, dovrà incolpare solo se stesso. 

Rosalia Rossi  

admin
19 Febbraio, 2023