IA: facilitatore o ostacolo dell’intelligenza umana
È innegabile che viviamo in un mondo sempre più connesso e permeato da tecnologie e dispositivi digitali.
Luciano Floridi sostiene, a ragione, che non ha più senso neanche chiedersi se siamo online o offline, in quanto la pervasività raggiunta dai dispositivi ci permette di vivere onlife: il digitale fa parte della nostra esperienza quotidiana, non potendo, dunque, più essere distinto, né tantomeno separato, dalla realtà che percepiamo e con cui interagiamo.
All’interno di questa vita onlife sta assumendo un ruolo predominante l’Intelligenza Artificiale (IA), alla base di tante piattaforme tecnologiche che permettono di espletare le più disparate attività. Ma che cosa si intende per IA e come può essere definita in termini più rigorosi? John Mc Charty, tra i padri fondatori dell’IA, sostiene che la stessa è la scienza del creare macchine intelligenti, specialmente programmi informatici intelligenti, e uno degli scopi principali è comprendere l’intelligenza umana, ossia quella capacità di ragionare, pianificare, risolvere problemi, apprendere velocemente e imparare dall’esperienza.
L’IA in ambito educativo
In questi ultimi anni, innumerevoli sono state le sperimentazioni in cui l’Intelligenza Artificiale è stata utilizzata in campo educativo. Cesaretti definisce le due principali modalità di integrazione della stessa nel mondo dell’educazione: l’IA come argomento da approfondire a scuola, per sviluppare conoscenze, competenze e consapevolezza nei cittadini del futuro su come utilizzare, in maniera efficace, questi dispositivi e come strumento di analisi, potenziamento e miglioramento del processo di apprendimento.
Si ritiene che l’Intelligenza Artificiale possa sicuramente portare innumerevoli vantaggi all’interno del mondo dell’educazione. Sono già disponibili numerosi applicativi per la didattica che hanno aumentato le loro potenzialità attraverso l’IA o nuovi strumenti che si basato proprio su di essa. Oltre al noto Chat GPT, o alle alternative LLaVa o Bard, troviamo, per citarne solo alcuni, Canva con la conversione magica, Quizizz per la creazione automatica di quiz, Almanack o Schemely per creare piani di lezione e materiali didattici, Cloud Studio per effettuare editing video, Open Art per creare immagini da un testo, Bloomy per generare musica, Ithaca per ricostruire testi antichi, etc.
Se, da un lato, sarà fondamentale educare gli studenti alla comprensione degli algoritmi dell’IA, promuovendo un uso consapevole delle piattaforme tecnologiche che li circondano, dall’altro quegli stessi algoritmi faciliteranno la scoperta di tanti dettagli dei processi di apprendimento che ora si fanno fatica a rilevare.
Facilitatore o ostacolo del processo di insegnamento-apprendimento?
Per programmare l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale a scuola, come rilevato dalle ricerche in atto, è importante sottolineare due aspetti da tenere a mente: la centralità dello studente e la formazione degli insegnanti.
Il primo aspetto riguarda la centralità dello studente nel processo di apprendimento, da realizzare mediante approcci basati su progetti (project-based learning) e sulla costruzione di applicazioni potenziate dall’ IA. Questa centralità dovrà essere considerata, soprattutto, nella progettazione degli strumenti di IA che permetteranno di migliorare i processi educativi, consentendo al discente di visualizzare e riflettere sulle analisi effettuate da questi sistemi.
Siamo certi, però, che vi sia una reale facilitazione dell’apprendimento? Che l’IA compensi zone grigie che sono presenti i tutti gli studenti con Bisogni Educativi Speciali e non? Probabilmente sì, ma la preoccupazione principale è il rischio di un eccesso di facilitazione che limiti le capacità cognitive di riflessione, analisi, pianificazione, risoluzione di problemi, autocorrezione degli allievi, funzioni esecutive che la scuola è deputata a mobilitare, sviluppare e promuovere.
Il rapido avanzamento dell’IA nel settore educativo ha, quindi, legittimamente sollevato preoccupazioni significative soprattutto riguardo alla perdita di autonomia di apprendimento. Mentre l'IA può offrire vantaggi considerevoli, la sua presenza, sempre più pervasiva, potrebbe minacciare l'autonomia degli alunni e influenzare negativamente l'esperienza educativa complessiva.
La perdita di autonomia didattica potrebbe manifestarsi in diversi modi. L'IA potrebbe favorire un approccio standardizzato all’apprendimento, limitando la capacità degli studenti di personalizzare l'apprendimento in base alle esigenze e ai ritmi di ciascuno. Potrebbe anche ridurre l'opportunità di sviluppare e implementare approcci educativi creativi e innovativi, essenziali per stimolare l'interesse e la partecipazione degli studenti.
L'accentuazione dell'IA potrebbe ridurre, inoltre, l'importanza dell'interazione umana in classe, privando gli studenti di un ambiente educativo stimolante e di supporto collaborativo e potrebbe portare a un'erosione del ruolo degli insegnanti, facendoli sembrare più come facilitatori del processo educativo piuttosto che figure guida e mentori fondamentali per la crescita degli studenti.
Potrebbe, altresì, semplificare in modo eccessivo il contenuto educativo per renderlo più facilmente accessibile, trascurando, però, l'importanza di sfide cognitive che favoriscono lo sviluppo delle capacità critiche e analitiche degli studenti.
Il secondo aspetto, che è da tenere a mente per un uso consapevole dell’IA in ambito educativo, è l’importanza della formazione dei docenti, che non dovranno essere sostituiti dalla tecnologia e dagli algoritmi, ma che potranno utilizzare strumenti potenti di predisposizione e analisi delle attività svolte dagli studenti, e potranno risparmiare tempo ed energia proprio grazie a questi dispositivi potenziati dall’IA, così da potersi dedicare alla relazione con gli alunni, punto di partenza fondamentale per una educazione efficace e un apprendimento significativo.
In conclusione, mentre l'integrazione dell'IA nell'istruzione offre indubbi vantaggi, è cruciale adottare un approccio equilibrato che mantenga l'autonomia degli studenti, nel processo di apprendimento, e degli insegnanti, nel processo di insegnamento, e preservi l'importanza dell'interazione umana nella formazione degli studenti.
La creazione di linee guida e politiche che incoraggiano l'uso responsabile dell'IA, insieme a una formazione continua degli educatori sull'uso efficace della tecnologia, potrebbe contribuire, perciò, a mitigare il rischio di una perdita eccessiva di autonomia nel processo educativo-didattico.
Barbara Letteri