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Dispersione scolastica e povertà educativa: una triste e pericolosa realtà

08 Luglio, 2023

Un proverbio africano recita che per educare un bambino è necessario un villaggio intero. La massima è una verità incontestabile che la si potrebbe considerare quasi una sentenza.

L’avvento della scuola pubblica è stato un evento che ha cancellato l’analfabetismo e donato anche tanta dignità alle persone, ma sicuramente non si fa ancora abbastanza per rendere giustizia agli studenti che necessitano di una maggiore attenzione.

Gli alunni che frequentano la scuola italiana non sono tutti uguali e non vivono le stesse condizioni socio-economico-culturali.

Non tutti hanno lo stesso quoziente intellettivo e i tipi di intelligenza sono diversi, ma soprattutto sono diversi i contesti in cui vivono.

La scuola italiana è molto attenta a arginare il fenomeno relativo all’abbandono scolastico ed è continuo l’impegno al fine di trovare una soluzione utilizzando strategie inclusive finalizzate a risolvere il problema inerente alla dispersione scolastica.

“Oggi si parla molto del fenomeno del drop-out - afferma lo psico-pedagogista Prof. Carmelo Fronte -, soprattutto nella scuola secondaria di secondo grado, in cui l’abbandono scolastico è un fenomeno molto diffuso. Purtroppo le organizzazioni che permettono ai ragazzi di credere in un futuro da pianificare sono poche, persino i docenti sono demotivati e di conseguenza anche i loro alunni che, vivendo un processo di differenziazione fortemente distonico e destabilizzante non hanno interesse per la scuola e non trovano spesso la motivazione per affrontare seriamente lo studio. I ragazzi – aggiunge - non attribuiscono molta importanza al conseguimento di un titolo di studio, anche a causa dei social che propongono ideali, misure e riferimenti che non sono certamente educativi.”

Nonostante l’impegno e i conseguenziali successi ottenuti il problema del drop-out è ancora presente e la triste realtà non scandalizza nessuno, nonostante le percentuali rimangano ancora alte, forse bisognerebbe intervenire sin dall’età prescolare, concedendo anche congedi parentali con una durata maggiore che permettano ai genitori di conservare il posto di lavoro, ma purtroppo gli investimenti dello Stato per garantire servizi di cura e assistenza dei bambini dai o ai 6 anni sono molto limitati.

Don Milani, mettendo in evidenza l’equità come requisito da cui un insegnante non dovrebbe mai prescindere, affermava che se si perdono i ragazzi difficili la scuola fallisce nella sua missione e diventa un ospedale che cura i sani e ignora i malati.

Paola Mastrocola, docente e scrittrice, nel suo libro “Togliamo il disturbo” muove delle critiche agli insegnanti della scuola Primaria affrontando gli argomenti relativi a ciò che lei, mettendo in evidenza gli aspetti negativi, denomina donmilanismo e rodarismo. 

Fare parti uguali tra disuguali non è sicuramente la giusta strategia per azzerare la grave realtà dell’abbandono scolastico, quindi non considerare adeguatamente le condizioni socio-economico-culturali dell’utenza non frena il fenomeno della dispersione scolastica e nemmeno l’abbandono definitivo della scuola, ma un insegnante è tenuto anche a curare le eccellenze, le quali hanno il diritto di fare meglio e di più.

È proprio vero quindi che per educare un bambino è necessario un intero villaggio; deve essere tutto il villaggio a vincere quella povertà educativa che preclude agli alunni più poveri le opportunità che diversamente vengono garantite ai più abbienti. Il villaggio deve spianare la strada e togliere gli ostacoli allo scopo di annullare una povertà educativa che mina l’apprendimento dei meno fortunati e tarpa le ali a chi ha l’esigenza e il diritto di fare esperienze costruttive, seguire delle aspirazioni e scoprire possibili talenti.

Per un lavoro di inclusione, come anche per tutte le iniziative finalizzate all’attenzione rivolta alle eccellenze, bisogna ovviamente investire economicamente nella scuola e tale azione comporta un costo non indifferente per lo Stato, ma è anche vero che quando non si intervenisse economicamente e si sottovalutasse il triste e pericoloso fenomeno della dispersione scolastica o addirittura dell’abbandono definitivo della scuola da parte di chi formerà una nuova società domani in cui dovrà dare giocoforza dei contributi, lo Stato non avrebbe affatto un risparmio, in quanto dovrebbe affrontare i costi per contrastare la criminalità, nonché attuare iniziative finalizzate alla protezione sociale, pagando anche il caro prezzo inflitto dalla mancanza di una società sensibile, istruita e competente.

ALESSANDRO BUSCEMI

admin
08 Luglio, 2023