LA SFIDA DEL MERITO

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Abbiamo condiviso, con immenso piacere, nella nostra redazione di “Magic e School” l’idea di dedicare le nostre collegiali riflessioni ad una novità importante avvenuta nella scuola italiana con la decisione del nuovo governo Meloni di connotare anche nel nome il Ministero dell’Istruzione con finalità del “Merito”.

I contributi offerti dai redattori sono pregevoli, autentici, appassionati e ci offrono un’ampia panoramica su come è stata vissuta questa importante novità nel mondo della scuola e mettendo in evidenza le numerose tappe diacroniche con cui si è tentato di trovare soluzioni al problema del riconoscimento del merito. Si è rivolto lo sguardo a come valorizzare il merito degli studenti attraverso una scuola di qualità; a come valorizzare il merito dei docenti che operano all’interno della scuola con una pluralità di funzioni, di competenze, di responsabilità connesse alla gestione di un’organizzazione complessa come è diventata la scuola dell’autonomia. 

Merito solo per la scuola?

Sarebbe però riduttivo pensare che il problema del “merito” debba riguardare solo la scuola e i suoi operatori. In una società della globalizzazione, della comunicazione, della pervasività multimediale dei social imperanti, pensare di voler circoscrivere il “merito” nel recinto della scuola significa ridurre il problema alla necessità di soddisfare e riconoscere solo “individualità” e “soggettività” giustamente da premiare, anche se in funzione della qualità della scuola.

È auspicabile pensare, invece, che l’essersi assegnato il “Merito” al Ministero dell’Istruzione sia un’operazione culturale e pedagogica che viene assegnata alla scuola per la sua funzione sociale che essa svolge alla società.

È la società che ha bisogno del “merito” e non solo la scuola!

In un mondo popolato da personaggi “senza arte”, ma con tanta visibilità multimediale, con una comunicazione della vacuità e del “non sense” che disorienta e annulla, la scuola deve fare da contraltare per arginare queste macroscopiche distorsioni e dare senso allo studio prima e alla vita dopo.

Il “merito” non è, mi auguro, un’etichetta da imprimere sul portone di Viale Trastevere, ma un messaggio, attraverso la scuola e il suo lavoro con le nuove generazioni, all’intera società come monito per passare dalla esaltazione dei “furbetti di quartiere” che hanno imperato negli ultimi decenni alla valorizzazione dei talenti, dei professionisti che lontani dai fari dei media lavorano per dare prestigio, scoperte, innovazioni al nostro Paese.

Il “merito” diventi un parametro e un paradigma di riferimento per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni da garantire a tutti i cittadini e a tutti i territori e non un semplice slogan.

La scuola è pronta ed onorata ad assumersi la funzione di “traghettare il merito” che diventi lievito di crescita culturale e sociale. 

Merito come Bene Comune

Attrezziamo e motiviamo la scuola con la presenza di Dirigenti titolari in ogni Istituzione Scolastica, con la presenza di Dirigenti tecnici che affianchino e stimolino le innovazioni tantissime che le scuole italiane stanno intraprendendo in questo ultimo decennio, riconosciamo che, se la scuola è “il motore del Paese”, sono necessari docenti “drivers” capaci di orientare le nuove generazioni e la società verso il “merito”, da considerare come “bene comune”.

Luigi Martano

  

 

   

 

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