Il Digital action Plan, tra analogico e digitale

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"Come pesci nell'acqua, le tecnologie digitali sono i veri nativi dell'infosfera, uno spazio a loro connaturale, in cui nuotano liberamente.

Mentre noi, organismi analogici, ci immergiamo nell'infosfera come se fossimo sommozzatori, cercando di adattarci a questo nuovo ambiente, fatto di esperienze online e offline, vivendo spesso in un'ibrida "onlife"". (Luciano Floridi, Repubblica, 21 maggio 2017, p. 50, Robinson).

Secondo Floridi (docente di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford), siamo onlife, in un mondo dove il confine tra reale e virtuale, analogico e digitale, è sempre più labile. 

La sua analisi parte dall’origine della scrittura che, circa seimila anni, ha fondato la Storia e dalla considerazione che con il digitale oggi siamo entrati nell’iperstoria. Il neologismo di Floridi non serve per marcare la linea del tempo, ma per definire dei modi di vivere. La registrazione di documenti segna tuttora il confine di popolazioni che sono ancora nella preistoria e di altre che vivono storicamente usando le ICT (Information and Comunication technologies), ma che possono ancora farne a meno. Infine ci sono le società dell’informazione, dove il progresso e il benessere hanno cominciato a dipendere dall’efficacia ed efficienza dell’informazione, e che stanno già vivendo nell’iperstoria.

L’utilizzo del digitale nella didattica è cominciato molto prima della DAD, lo conferma la normativa precedente, che parte dalle Indicazioni nazionali per il primo ciclo del 2012, dalla legge 107 con il Piano Nazionale Scuola Digitale del 2015, dai Nuovi scenari del 2018, dalla legge 92 del 2019 sulla re-introduzione a scuola dell’ed. civica, per arrivare al recente Piano Scuole 4.0.

Siamo protagonisti di qualcosa di molto grande, di una trasformazione che in questi anni, seppur a volte in modo frammentato, ha preso sempre più forza e vigore. Lo testimonia anche il Digital Action Plan 2021-2027, documento di indirizzo dei Paesi membri dell’Unione Europea.

Nel Piano si delinea la visione della Commissione Europea per un'istruzione digitale inclusiva e accessibile. La proposta è stata orientata dalla consultazione pubblica aperta che si è svolta da luglio a settembre 2020 e che ha raccolto opinioni ed esperienze di cittadini, istituzioni e organizzazioni del settore pubblico e privato, sull’impatto che il Covid-19 ha avuto sull’istruzione e la formazione.

Si evidenzia come la pandemia abbia portato ad un uso della tecnologia senza precedenti, con ripercussioni sempre più profonde sulla vita quotidiana. Da una parte è emersa la necessità di livelli più elevati di capacità digitale, dall’altra si è allargato il divario tra chi ha accesso alle nuove tecnologie e chi ne è privo, compresi quanti provengono da contesti svantaggiati. 

In una visione strategica a lungo termine, si sottolinea l’importanza di incentivare l’adeguamento sostenibile ed efficace dei sistemi di istruzione e formazione degli Stati membri dell’UE all’era digitale, rafforzando la  cooperazione e accrescendo le competenze digitali di tutti.

Lo scopo è quello di costruire un’Europa di alta qualità, più equa e democratica attraverso la digitalizzazione dei metodi pedagogici ed il potenziamento di infrastrutture, connettività e apparecchiature, necessarie per un apprendimento costruttivo e resiliente.

L’emergenza non è il modo migliore per fare sperimentazione, ma può diventare un’opportunità. Siamo, (ri)citando Floridi nell’era dell’iperstoria, immersi nell’infosfera e ad un punto di non ritorno. Sarebbe un peccato se, oltre alle sofferenze e ai sacrifici fatti, aggiungessimo anche il danno di non saper cogliere l’occasione per migliorare ed affrontare con spirito critico e creativo le nuove sfide.

Non siamo soli, abbiamo a disposizione delle linee guida, degli orientamenti europei, dei finanziamenti, che vanno nella direzione di una Società in cui con il digitale si partecipa, si lavora, si è Comunità. L’introduzione all’informatica fin dalla giovane età, la promozione del coding e delle STEM, la media education, sono solo alcuni esempi di come avvicinare i giovani alle professioni del futuro e combattere gli stereotipi di genere.

Il Digital Action Plan supporta la transizione digitale, il cui fine è la realizzazione personale, la coesione civile e la costruzione di una cittadinanza attiva, etica e solidale. E’ un processo lento, ma che deve investire l’intera società attraverso un dialogo rafforzato e relazioni più solide tra le persone coivolte (discenti, educatori, istituzioni, famiglie, imprese). Sta a ognuno di noi trovare il senso e l’equilibrio nella nostra onlife, dove umano e digitale si (con)fondono. 

 

Mi chiamo Stefania Altieri. Sono insegnante e formatrice, ambasciatrice Scientix e moderatrice eTwinning di un gruppo tematico europeo sul coding, sono coordinatrice regionale per l’Emilia Romagna del movimento RosaDigitale e sono appassionata di TIC e di didattica digitale. Credo fermamente nel ruolo dell’insegnante nella formazione delle nuove generazioni per un futuro migliore e responsabile

 

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