Inclusione: una visione d’altura!

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È qualche anno che sentiamo pronunciare questa parola in vari contesti di vita: a scuola dei nostri figli o nipoti, dalle emittenti televisive, o la troviamo scritta qua e là, rigorosamente in grassetto, in vari articoli di giornale e riviste online.

Ormai è entrata a far parte della nostra vita, dei nostri pensieri, dei nostri discorsi, eppure ancora si avverte un po’ di confusione nell’attribuirle un chiaro significato e ancor più troviamo difficoltà nel tentativo di renderla concreta, vissuta, tangibile.

Ma cos’è l’inclusione?

È una parola, una soltanto ma con una forza semantica capace di affermare una visione politico-sociale di qualità, una sola parola che apre a scenari di vita e umanità diversi da quelli conosciuti finora, una parola che porta con sé significati culturali e relazionali che fanno pensare ad una rivoluzione sociale di ampia portata.

Se finora l’essere umano ha pensato il mondo in senso strettamente verticale, facendosi governare da logiche di potere e da una politica economica che ha dimenticato l’umanità, oggi si affaccia, finalmente, una visione olistica ed orizzontale che si ispira ai principi di equità sociale, che affianca senza appiattire, che completa e contempla, una prospettiva politico-pedagogica che pone al centro la Persona quale essere unico, speciale e irripetibile, portatrice di diritti e valori ineludibili. Una visione più umana che trova senso nel NOI opponendosi alla triste solitudine dell’IO che ha caratterizzato lo scenario politico-sociale degli ultimi decenni.

L’inclusione non è altro che un abbraccio, è la visione completa, complessa e competente, è la capacità di avvolgere e inglobare, del tenere uniti, del pensare insieme, del condividere. E’ una cultura, un modo di pensare la vita, un approccio gentile all’umanità e alle sue forme di organizzazione “intra” ed “inter” relazionali.

La consapevolezza del nucleo fondante l’essenza dell’uomo fatto di emozioni, fragilità, desideri, di spinte d’azione che muovono verso l’oltre, l’alto e l’altro, in un dinamismo incessante, è l’impalcatura principale su cui si regge e si erge l’inclusione. E allora poco importano il colore della pelle, il genere, l’orientamento sessuale, la nazionalità, il credo religioso, il pensiero politico, lo stato sociale, la condizione di salute psico-fisica, l’umanità ha bisogno di ogni singola donna e di ogni singolo uomo per bilanciare il piano sociale cercando scenari più sostenibili per tutti.

L’inclusione è la vision che ha ispirato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, approvato dall’Assemblea Generale dell’ONU e costituito da ben 17 obiettivi comuni, i cosiddetti “goals”, tra i quali la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. “Obiettivi comuni” nel senso che riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui, nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità.

È una priorità per l’European Commission nella sua politica di coesione per il periodo 2014-20, e la si può trovare qua e là nei principi fondanti la Costituzione Italiana. “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3 Cost. Italiana).

Sorprende, dunque, come ancora risulta difficile definirla, concepirla ed attuarla nei vari contesti sociali a partire dagli ambienti di apprendimento specifici delle istituzioni scolastiche. Nel recente PNRR - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, infatti, la scuola acquista centralità nella politica nazionale in quanto motore portante dello sviluppo culturale, sociale ed economico del Paese. In quest’ottica di ritrovata lucidità culturale risulta evidente come la promozione di contesti sociali inclusivi non può che trovare il suo punto di snodo nella scuola, in un approccio sistemico e di rete che coinvolge tutti gli attori sociali, nel dialogo continuo, necessario e proficuo tra competenze, professionalità e autonomie diverse. 

Alfonsina Ventola Docente di sostegno presso scuola primaria dell'istituto comprensivo Don Lorenzo Milani di Manocalzati (Av)- Laureata in scienze della formazione primaria e in scienze dell'educazione, entrambe con Lode

 

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