Agenda 2030: contrastare la povertà educativa

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

Povertà educativa 

La nozione di povertà educativa è stata introdotta da alcuni sociologi ed economisti alla fine degli anni ’90 per sottolineare che la povertà è un fenomeno multidimensionale, che non può essere ridotto alla sua componente strettamente economica, mentre la povertà educativa è il processo che limita il diritto dei ragazzi a un’educazione e li priva dell’opportunità di imparare e sviluppare competenze di cui avranno bisogno da adulti.

Una volta diventati adulti, questi ragazzi incontrano poi maggiori difficoltà ad integrarsi nella società e a trovare lavori di qualità che rispecchiano, almeno in pare, i loro interessi. Secondo gli ultimi dati, un adolescente di 15 anni su cinque (20%) in Europa vive in condizioni di povertà educativa, più di un bambino su cinque (28%) è a rischio povertà ed esclusione sociale: più di 26 milioni di bambini! In genere, si tende a limitare la povertà educativa alla dispersione o alla mortalità scolastica, che ne sono indici, ma non sono esclusivi, o a collegarla unicamente alla proverà economica delle famiglie, che ne è il principale, ma non unico, fattore di rischio.

Per questo, la miglior definizione di povertà educativa è quella offerta da Save the Children come: “assenza a livello territoriale di strutture e servizi scolastici adeguati, e numero di giovani che abbandonano il percorso scolastico, non leggono libri, non partecipano ad attività culturali, non praticano uno sport, e non utilizzano Internet”. Per un giovane, subire la povertà educativa significa essere escluso dalla possibilità di apprendere e di sviluppare competenze chiave necessarie per vivere in un mondo caratterizzato dall’economia della conoscenza, e quindi avere minori opportunità di crescere dal punto di vista emotivo e delle relazioni con gli altri.

Si tratta di una povertà particolarmente insidiosa, perché spesso le istituzioni, l’opinione pubblica e le stesse famiglie tendono a sottovalutarne gli effetti, mentre, alla luce della sua esperienza in Italia, e nel mondo, i bisogni educativi di ogni minore debbano essere considerai come “bisogni primari”, al pari di quelli alimentari, per cui le istituzioni e la comunità civile devono impegnarsi per rafforzarli ed estenderli a tutti. Un altro importante fattore predittivo delle disuguaglianze educative consiste nel fatto che i genitori siano migranti o siano nati nel paese europeo di riferimento: i dati evidenziano la stretta correlazione tra gli scarsi risultati educativi dei ragazzi, il basso livello socioeconomico e il background migratorio dei genitori.

Bisognerebbe quindi parlare di diversi livelli di povertà educative relative che, in qualche misura, accomunano coloro che, pur avendo investito anni della loro vita all’interno delle istituzioni educative, ne escono privi di diplomi spendibili e, pertanto, hanno subito processi di depauperamento educativo difficilmente reversibile; coloro che, pur avendo acquisito nell’età giovanile le competenze di base fornite dai sistemi educativi, si trovano nell’impossibilità di svilupparle e anzi sembra che le abbiano atrofizzate a causa delle necessità della vita privata o lavorativa (il cosiddetto “analfabetismo di ritorno”); coloro che pur avendo raggiunto livelli educativi superiori vivono condizioni di esclusione dai processi oggi essenziali di produzione delle conoscenze, e che, di conseguenza, sono destinati alla progressiva marginalizzazione. 

Sono problemi che si sono ulteriormente aggravati in questi anni di emergenza sanitaria. La pandemia ha reso ancora più vulnerabili le persone già fragili, e ha aumentato la povertà educativa anche in Italia. L’indagine sull’accesso alle opportunità educative ha evidenziato come nel 2019 ancora il 14,3% delle famiglie con figli non possedeva un pc o un tablet. Una mancanza che ha reso molto difficile per questi studenti restare al passo con i propri compagni durante la pandemia e le lezioni in dad.

Il quarto obiettivo dell’Agenda 2030

Agenda significa alla lettera “cosa da fare”, ed in effetti il 25 settembre 2015 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che intende, entro il 2030, “porre fine alla povertà e alla fame in ogni luogo; combattere le diseguaglianze all’interno e fra le nazioni; costruire società pacifiche, giuste ed inclusive; proteggere i diritti umani e promuovere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne e delle ragazze; assicurare la salvaguardia duratura del pianeta e delle sue risorse naturali; creare le condizioni per una crescita economica sostenibile, inclusiva e duratura, per una prosperità condivisa e un lavoro dignitoso per tutti, tenendo in considerazione i diversi livelli di sviluppo e le capacità delle Nazioni”. Questi obiettivi richiedono che si elimini la povertà estrema e si dimezzi la povertà in tutte le sue dimensioni. 

Il tema della povertà educativa incrocia diversi obiettivi dell’Agenda 2030 e rientra pienamente in una idea di sostenibilità e di intervento sui contesti a rischio educativo, per spezzare quei circoli viziosi e quelle spirali (povertà economica>povertà educativa e povertà educativa>povertà economica) che tanto preoccupano, a livello di globale, le istituzioni coinvolte nella promozione della giustizia sociale, dell’equità, del diritto tutti ad abitare in un mondo pacifico, sostenibile, interconnesso.

In particolare l’Obiettivo di sviluppo sostenibile n. 4 mira a garantire “un’educazione di qualità, inclusiva, equa, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti, nell’ambito dell’impegno a non lasciare nessuno indietro, cercando di favorire coloro che sono attualmente svantaggiati - le famiglie più povere, le donne, e soprattutto i bambini”. Eppure il mondo sta attraversando una crisi globale in materia di istruzione: secondo lo studio di The Learning Generation per il 2030, meno del 10 % di giovani nei paesi a basso reddito sarà in grado di raggiungere questo traguardo. 

Secondo l’Agenda 2030 sarà necessario raggiungere questi traguardi:

  • garantire a donne e uomini libertà, equità e qualità dell’educazione;
  • garantire uno sviluppo infantile di qualità, e un accesso a cure e istruzione pre-scolastiche;
  • garantire che l'istruzione tecnica, professionale e terziaria, così come quella universitaria, siano accessibili a tutti economicamente, e che siano di qualità;
  • formare i giovani con competenze specifiche che permettano loro di trovare posti di lavoro dignitosi o per dedicarsi alle loro imprese;
  • eliminare le disparità di genere e garantire un accesso equo a tutti i livelli di istruzione e formazione professionale;
  • garantire che tutti i giovani e gran parte degli adulti abbiano un livello sufficiente di lettura, scrittura e calcolo;
  • promuovere le conoscenze e le competenze per stimolare lo sviluppo sostenibile, in tutela dei diritti umani, della parità di genere, e della pace;
  • costruire e potenziare scuole e spazi di aggregazione;
  • aumentare il numero di borse di studio disponibili per i paesi in via di sviluppo;
  • aumentare la presenza di insegnanti qualificati.

Il quarto obiettivo ONU, dunque, non si limita a voler garantire l’istruzione scolastica; la parola infatti, che viene usata dall’organizzazione, è “educazione”, che deriva dal latino e significa “tirar fuori”. Un’educazione di qualità è la base per migliorare la vita delle persone e raggiungere lo sviluppo sostenibile. Si sono ottenuti risultati importanti per quanto riguarda l’incremento dell’accesso all’istruzione a tutti i livelli e l’incremento dei livelli di iscrizione nelle scuole, soprattutto per donne e ragazze; il livello base di alfabetizzazione è migliorato in maniera significativa, ma è necessario raddoppiare gli sforzi per ottenere risultati ancora migliori verso il raggiungimento degli obiettivi per l’istruzione universale. 

Per agire in modo efficace nel mondo del 2030, i giovani dovranno essere:

  • innovativi, capaci di utilizzare piattaforme digitali per creare nuovi prodotti e servizi. In un senso più ampio, sarà la prossima generazione quella che costruirà i modelli economici, sociali e politici del futuro;
  • responsabili, cioè avere una chiara percezione di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, dandosi dei limiti appropriati per quanto riguarda le azioni individuali e collettive;
  • consapevoli sul lavoro, in casa e nella comunità. I giovani del futuro dovranno avere la capacità di comprendere come gli altri vivono, in culture e tradizioni diverse, e come gli altri pensano, in qualità di scienziati, matematici, sociologi ed artisti. Dovranno essere in grado di temperare il proprio orientamento verso il futuro con la capacità di comprendere il passato, le sfide che le società hanno affrontato, le soluzioni che hanno scoperto ed i valori che hanno sviluppato e difeso attraverso il tempo.

Il tema specifico del contrasto alla “povertà educativa minorile” è entrato nel nostro Paese con la legge di stabilità per il 2016 che ha previsto l’istituzione di un Fondo sperimentale per il contrasto della povertà educativa minorile, alimentato dalle Fondazioni di origine bancaria sulla base di un protocollo sottoscritto tra il Governo, le Fondazioni e il Forum Nazionale del Terzo Settore. Un investimento triennale per circa 360 milioni di euro complessivi che oggi è in piena fase di implementazione.

La strada è ancora molto lunga, e la pandemia ha sicuramente peggiorato la situazione, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, anche se garantire un’educazione equa e inclusiva resta uno degli obiettivi fondamentali per permettere alle persone di migliorare la loro condizione.

Bonaccini Silvia, classe 1972, laureata in Scienze della Formazione Primaria e Dirigente e Coordinatore dei servizi socio- educativi e scolastici, in servizio presso l'Istituto Comprensivo Venturino Venturi di Loro Ciuffenna (Ar), come docente di Scuola Primaria,  ha svolto numerosi corsi di aggiornamento e laboratori propedeutici a diverse attività del settore scolastico.Nella sua carriera scolastica ha svolto il ruolo di capo sede, funzione strumentale della valutazione per molti anni, redatto il PON che ha fatto risultare vincitore il suo Istituto ed è tutt'ora membro del Comitato di Valutazione.

M.A.GI.C. - Education Training

Tel.0832.521887 - Cell. 368.581458
Via Arturo Caprioli N°8 - 73100 Lecce
P.I.05034810753 - Email luigimartano51@gmail.com

© M.A.GI.C. Education Training di Luigi Martano All Rights Reserved.Design By Promowe.it

Search