Dal D. Lgs 60/17 alla costruzione di dinamiche inclusive/imprenditoriali per una economia equa e sostenibile

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Il processo che ha portato alla costruzione delle dinamiche inclusive/imprenditoriali per una economia equa e sostenibile affonda le sue radici negli anni ’90 quando venne pubblicato il Rapporto Delors “Nell’educazione un tesoro”.

In esso venivano delineati, per la prima volta, i nuovi orizzonti dell’apprendere: conoscere, fare, lavorare insieme, essere.

Discrimine, però, per le nuove politiche educative e per l’idea di una economia europea sempre più competitiva e dinamica del mondo che avrebbe dovuto corrispondere ai principi di qualità, accesso, contenuto, apertura ed efficacia, il Memorandum Lisbona 2000.

A seguire, nel 2006, la Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione Europea relativo all’individuazione delle otto competenze chiave per l’apprendimento permanente; nel 2008 la Raccomandazione EQF che, a tutt’ora, rappresenta il più importante riconoscimento dei titoli in ambito europeo.

Ulteriore chiavi di svolta, nel 2017, il documento Euridyce Citizenship Education at School in Europe e, nel 2018, l’aggiornamento delle Raccomandazioni del 2006 che proponevano una rivisitazione della questione in termini di competenze intese come la combinazione di conoscenze, abilità, atteggiamenti.

Il 2018 fu anche l’anno della elaborazione del primo rapporto dal titolo “Benessere per tutti in una Europa sostenibile” che, ispirato all’Agenda 2030, faceva il punto della situazione sulle problematiche riguardanti le crescenti diseguaglianze nel vecchio continente ed illustrava le scelte politiche finalizzate a cambiare l’Europa nel periodo 2019/24.

Questo, anche alla luce dell’attuale situazione storico-pandemica, è più che mai attuale infatti, evidenziava già, all’atto della sua pubblicazione, come milioni di giovani non riuscissero a trovare un lavoro che consentisse loro la costruzione di un futuro appagante in un contesto economico sempre più globalizzato in cui determinante fosse l’accelerazione dei processi di rivalutazione delle risorse in termini di capitale umano. 

Dare senso e significato alla dimensione formativa degli adulti e dei giovani, in particolar modo, assume, da allora, le sembianze di un vestito da cucire su misura che possa realizzare le aspettative di quella che Morin chiamava “cittadinanza terrestre”, ecologica e antropologicamente sostenibile.

Essa si fonda sull’urgenza di una solidarietà orizzontale e verticale (già L. 3/2001) che garantisca forme di responsabilità volte a ridefinire ambienti di lavoro sinergicamente poliedrici in grado di creare valori e competenze trasformative; rendere appetibili costumi e usi che da sempre appartengono alla nostra cultura riconosciuta nel mondo (made in Italy).

La scuola, allora, deve promuovere progettualità, esperienze formative al passo con i tempi benché le risorse, soprattutto economiche, non siano sempre tali da consentire quanto immaginato nelle intenzioni del legislatore e motivare quanti si occupano e lavorano a vario titolo di scuola per essere orizzonte a cui tendere, bussola per navigare a vista in questa, per dirla alla Bauman, società sempre più liquida e volatile.

Il D. Lgs. 60/17 va in questa direzione e, recependo tutto quanto sopra, a norma dell’art. 1 commi 180 e 181, lettera g della L 107/15, riequilibra da un lato la curvatura scientifico-tecnologica e dare nuova vita alla promozione e diffusione della cultura umanistica e finalmente una svolta alla insistenza sulle tre “I” (informatica, inglese, impresa). Dall’altro rende possibile non solo una rivisitazione delle conoscenze storico-critiche ma pure la pratica delle arti per esplorare strade nuove nell’ottica di una ricollocazione discente/adulto nel tessuto economico sempre più alle prese tra ripartenza e resilienza (PNRR), sempre meno scollato dalle realtà territoriali di appartenenza.

Si tratta non tanto di muoversi attraverso le quattro aree tematiche della creatività ( musicale-coreutica, teatrale-performativa, artistico-visiva e linguistico-creativa) quanto piuttosto di avvalersi, nella quotidianità, di strumentazioni performanti, tecnologiche, delle esperienze della ricerca e dell’innovazione, della valorizzazione di quelle capacità intertestuali e del pensiero critico di ciascuno.

Tale operazione riguarda, in primis, gli allievi più piccoli. Anzi è proprio dalla scuola dell’infanzia che si dovrebbe partire a che i nostri giovani maturino la consapevolezza del fare e dell’agire; dell’essere parte attiva di un processo di reale capitalizzazione del prodotto finito. Non è difficile infatti immaginare gli occhi di un bambino che veda, nel contesto classe, esposto il suo lavoro o quello di gruppo alle pareti dell’aula e l’orgoglio, silenziosamente urlato alla maestra e/o mamma, di avercela fatta.

Qualcosa di simile accade, in genere, alla scuola primaria. Sentirsi parte importante della comunità fa crescere la motivazione e l’attivismo (per dirla alla Dewey), il mettersi in gioco, il lasciare per un attimo fuori dal proprio sé le paure che pure ci appartengono e si manifestano all’atto del confronto.

Quanto sopra, vale anche per gli alunni delle scuole secondarie di primo grado e in particolar modo per quanti frequentano le classi a tempo pieno/prolungato. In esse la didattica laboratoriale/esperienziale forgia il pensiero critico e orienta le scelte al termine del ciclo formativo. 

Un valore aggiunto, certo, è dato dalla tipologia di curricolo e/o dalle opzioni previste già all’interno degli istituti comprensivi e dalla possibilità di raccordarsi in poli o reti ad hoc.

In realtà, però, la possibilità di collaborare con le agenzie altre consente di guardare oltre l’orizzonte del proprio naso verso canali e strade che, a diverso titolo, favoriscano, nella cernita delle competenze, anche allievi diversamente abili ma competenti e qualificati allo svolgimento di mansioni precipue. Crescono canali di indotto. Cresce la voglia di fare e, negli istituti superiori di secondo grado, le competenze professionalizzanti e la capacità di renderle interconnesse flessibilmente con il mondo del lavoro a partire dai percorsi di PCTO. 

La stessa Confindustria, nel suo Rapporto del luglio 2021 ha posto l’attenzione sulla formazione continua  e competitiva a  che si dia spazio alla cultura ma anche ad un nuovo modo di organizzare il capitale umano. 

Purtroppo, però, proprio ragionando in termini economici, si può affermare che, ad oggi, l’Italia ha pagato cara la crisi targata 2020 a tal punto che, se i punti in percentuale persi in termini di Pil si attestano all’8,9, aumenta, sulla carta e speriamo anche di fatto, il contributo disposto dal programma NGEU per la crescita, gli investimenti e le risorse ( RRF e REACT-EU 2021/26).

Primo passo in questo senso il Piano Scuola 21/22 e la possibilità/capacità data alle scuole di cooperare con le aziende presenti sul territorio di appartenenza, per combattere le nuove povertà educative, i disagi, l’abbandono scolastico; il coinvolgimento del MIBACT, il ruolo dell’INDIRE (per quanto riguarda la documentazione, raccolta e diffusione di best practises); il Piano triennale delle Arti; l’armonizzazione dei percorsi (D.M. 382/2018).

L’attenzione però al nuovo modo di fare impresa inclusiva non dimentica la nostra tradizione fatta di millenni di storia, arte, cultura che non possono essere lasciati sotto le ceneri bensì rivalutati e proposti con una lente 3D. Riflesso ed esempio di tutto quanto sopra è stata, in Campania, a data 2 febbraio 2022, l’inaugurazione ufficiale  del corso ITS di alta formazione post diploma per Tecnico Superiore per l’Automazione e i Sistemi meccatronici (Area – “Nuove Tecnologie per il Made in Italy) alla presenza tra gli altri del presidente della Regione V. De Luca c/o IIS "Galileo – Di Palo”  di Salerno. Forma di riscatto per Confindustria Salerno.. 

Insomma cambiare il punto di vista, le modalità di approccio, il caleidoscopio di riferimento per essere garanzia di successo.

Aziende, musei, teatri, strade, vicoli e palazzi (cantava qualcuno,,,) assunti a centri permanenti di condivisione, scambio, crescita. Punti di riferimento per attrarre popoli e culture differenti dalla nostra. Luoghi da portare lontano da un vissuto troppo vicino, usurato dalla consuetudine del giustapposto. Luoghi da riproporre con i colori, i suoni, l’anima che li ha originati, le esperienze che li ha visti centri di storia e storie che si sono a vario titolo intrecciate nei millenni.

Un decreto, il 60/17 che, ove fosse totalmente realizzato, condurrebbe al canto di un cigno, non al sospiro di un brutto anatroccolo. Una favola che consentirebbe la realizzazione di tante singole favole, giardini delle meraviglie in cui riconoscersi e riconoscere.

Non esistono coordinate geografiche, non esistono singoli colori, profumi, suoni. 

Esistono polveri di sogni che non si pagano perché ci appartengono da sempre. Sta a noi non smettere di credere.

É da qui che la scuola deve ripartire per una life long learning che si connoti della nuova accezione del learnfare.

 

ROSSELLA MARINO Laureata in Lettere Moderne, Scienze della Formazione primaria, Filologia Moderna con il massimo dei voti. Diversi Master di secondo livello relativi a profili, ruoli, compiti del DS; Master di primo livello L2 e CLIL. Ho ricoperto i seguenti incarichi: Referente di plesso, Funzione obiettivo/strumentale POF/PTOF, monitoraggio e valutazione, progettazione curricolare e continuità; Coordinatrice di classe; Responsabile di dipartimento (lettere); Referente per il Bullismo/cyberbullismo, Sicurezza e primo soccorso; Facente parte dello Staff DS; Tutor neo-immessi; Presidente commissione esami di stato; Collaboratore di presidenza; Esperto PON; Membro NIV e NEV; Formazione didattica disciplinare, organizzativa, gestionale e bilancio, linguistica (C1); Mediatrice culturale prima dell’entrata in ruolo nel 2006 (Docente scuola secondaria secondo grado, infanzia, secondaria primo grado  - a tutt’oggi).

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