INCLUSIONE, STRANIERO E PERCORSI DI CIVILTÀ

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Nella prospettiva dell’alfabetizzazione culturale avviata nel 1985 con i Programmi Didattici, l’apprendimento si qualificava non tanto come memorizzazione di conoscenze, quanto come sviluppo di quadri concettuali, di strumenti linguistici, di abilità metodologiche e d’indagine, di atteggiamenti cognitivi.

Da qualche anno, in tutti i livelli scolastici si insiste sull’acquisizione delle competenze: il “Regolamento in materia di Valutazione” (DPR 122/09) ne prescrive la certificazione al termine della Scuola Primaria; le “Indicazioni Nazionali” allegate al D.M.31/07/07 delineano un curricolo finalizzato allo sviluppo dei traguardi di competenza. È la competenza, oltre ai contenuti delle varie discipline, a dover essere oggetto di valutazione linguistica per gli studenti: la competenza, come afferma  Pellerey, è la “capacità di far fronte ad un compito, o a un insieme di compiti, riuscendo a mettere in moto e a orchestrare le proprie risorse interne, cognitive, affettive e volitive, e a utilizzare quelle esterne disponibili in modo coerente e fecondo”.

Al fine di favorire un’adeguata alfabetizzazione culturale anche nelle realtà scolastiche multietniche, dove è elevata la presenza di alunni non italofoni con difficoltà linguistiche, l’istituzione scolastica dovrebbe promuove percorsi che, partendo dall’esperienza culturale, all’esperienza tornano arricchiti dall’interculturale.

Nell’insegnamento della lingua all’alunno non italofono, infatti, la difficoltà che spesso si incontra è riuscire a realizzare una proficua sinergia tra la lingua studiata, appresa e parlata e il contesto culturale nel quale la lingua vive. 

Anche in assenza di problemi linguistici, non sempre si riesce a conseguire un’effettiva intesa tra competenza linguistica, competenza extra-linguistica (gesti, abbigliamento, distanze interpersonali…) e competenza socio-culturale. Nell’insegnamento di una lingua all’alunno straniero, la sfida è proprio riuscire a superare il divario tra comunicazione linguistica e dimensione culturale della lingua, poiché lingua e contesto culturale sono strettamente connessi. 

All’interno di una classe mista, il docente incentiva percorsi didattici che “aprono” al nuovo contesto. 

Non di rado si nota la difficoltà ad andare “oltre” la “territorialità culturale”; il dialogo, di conseguenza, potrebbe risultare complesso proprio nella dimensione culturale-interculturale, dove si rintraccia quel divario esistente tra “cultura quotidiana” e “comunicazione interculturale”.

All’interno di una classe multiculturale potrebbero, pertanto, sorgere difficoltà nella comunicazione non-verbale, qualora l’apprendente non fosse stato adeguatamente allenato a “sospendere il giudizio” su comportamenti, scelte, gestualità, mimica.

A tal fine, il docente, più o meno intenzionalmente, tende a prediligere nella didattica quotidiana l’utilizzo di materiali autentici: l’uso della pubblicità, delle canzoni popolari, di film, di aneddoti, di esperienze, di video-documentari…promuove l’apprendimento della lingua nella sua completezza e produttività. Il ricorso a materiali autentici, adeguatamente sostenuto da un atteggiamento empatico del docente, diviene costante matrice dell’ascolto attivo e del parlato esperito, affinché si mettano in atto comportamenti in grado di relativizzare il linguaggio non-verbale e si realizzi una comunicazione efficacemente produttiva.

Il contesto scolastico, pertanto, facendosi palestra di vita reale e vissuta, si propone di educare ogni apprendente a superare lo “scontro” tra Cultura, intesa quale modo di vivere (il cibo, il modo di stare a tavola, la convivialità…) e Civiltà, come le forme di governo, le forme politiche, i valori...di un Paese: la scuola deve favorire l’intesa tra cultura e civiltà, perché, come giustamente sostiene il direttore del “Laboratorio di Comunicazione Interculturale e Didattica” presso uno tra i più rinomati atenei per  la formazione e l’educazione degli stranieri, “imparare una lingua vuol anche dire imparare una o più culture, perché la lingua è un prodotto della cultura” (Fabio Caon-Università Cà Foscari di Venezia).

Mercadante Anna Serena Docente di Scuola Primaria presso l’Istituto Comprensivo “C. De Giorgi” di Lizzanello con Merine (Lecce), nel 2006 consegue la Laurea con lode in Filosofia presso l’Università del Salento, specializzandosi poi in “Metodologie Psicopedagogiche di gestione dell’insegnamento-apprendimento nell’ambito didattico” con Diploma Post Lauream Biennale; frequenta inoltre il Corso di Formazione Progetto E-Twinning del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca - Erasmus. Nel 2012 consegue il Diploma di Formazione “Apprendere in contesti culturali allargati – La mediazione interculturale per il cittadino globale” rilasciato dall’Università Cà Foscari di Venezia e, nel 2013, il Master Universitario in “Didattica e Psicopedagogia per i Disturbi Specifici di Apprendimento – DSA” presso l’Università del Salento con voto 110/110. Perfeziona ulteriormente la sua formazione in “Didattica dell’Italiano Lingua Straniera o Lingua Seconda”, conseguendo la Certificazione in Didattica dell’italiano di II livello. Convinta sostenitrice del LifeLong-and-Wide-Learning, partecipa assiduamente ad esperienze di formazione.

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