I moderni approcci ai saperi e i limiti di una scuola gerarchizzata e burocratizzata

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Una società avanzata e complessa che necessita di sviluppare eccellenza diffusa deve costruire sistemi semplici, snelli, chiari e ben definiti. Per quanto concerne la scuola, secondo me, non sarà spostando gli elementi dentro il sistema, cambiando il nome che identifica il ruolo dei componenti del sistema, o aggiungendo ulteriori posizioni dirigenziali che miglioreremo la qualità e/o attueremo riforme in grado di affrontare la complessità dei fenomeni sociali odierni. L’attuale evoluzione dell'offerta di conoscenze, i moderni approcci ai saperi e la costruzione di imponenti apparati burocratico-amministrativi per gestire la scuola pubblica hanno evidenziato l'interesse per i sistemi scolastici. 

Ma nel tempo ci si è allontanati dal concetto di sistema scolastico come progetto, cioè, da quella idea di scuola composta da un insieme di elementi organizzati da cui derivano risultati e obiettivi precisi. Il sistema scolastico e l’autonomia si avvicinano invece al concetto aziendale di sistema e struttura. 

Oggi la leadership scolastica (posizione di comando con funzione di guida) è un argomento delicato che rimanda a specifiche competenze. Un sistema è ordine e normative che ne regolano una funzionale strutturazione. Il middle management è un livello dirigenziale di gestione in un'organizzazione, è incaricato della gestione dettagliata di un'organizzazione o di un'attività e fa riferimento direttamente al top management (alta dirigenza).

L’introduzione di questa figura nella scuola va strutturata e pensata bene. Il rischio è che porti solo a nuove procedure concorsuali lunghe e stressanti, ad un allungamento della scala gerarchica, ad una piramide di ruoli che si allontanano dalla base, ad un indebolimento del sistema scuola e ad una struttura di subordinazione classica, rigida e fallimentare. 

Esistono gerarchie di contenimento che non prevedono subordinazione tra gli elementi che le compongono ed esistono, dunque, modi di creare struttura senza ricorrervi eccessivamente. Questo tipo di struttura dovrebbe essere la scuola.

L’unione europea è attentissima ai sistemi scuola e, infatti, monitora e valuta i sistemi di formazione al fine di migliorarne la qualità nel suo insieme. Per farlo fa riferimento a una vasta gamma di attività scolastiche: l’insegnamento, l’apprendimento e tutti gli aspetti della gestione scolastica.

Nonostante gli sforzi fatti, emergono le difficoltà dovute alla diversa strutturazione dei sistemi scolastici europei. Infatti, ogni Stato membro ha una propria normativa scolastica che ne determina le specificità e le diversità. 

Sono molte le ricerche avviate per confrontare i risultati conseguiti dagli studenti cioè, in termini aziendali, per valutare la funzione produttiva del sistema; altre ricerche hanno rilevato e descritto le differenze tra i programmi di insegnamento, l'organizzazione della valutazione e delle modalità di inquadramento degli utenti della scuola cioè la statica dei sistemi, la loro struttura. Pochi, invece, sono gli studi sulle modalità di trasmissione delle informazioni e sulla gestione delle risorse umane all'interno dei sistemi scolastici.

I sistemi scolastici della Francia, dell'Italia, del Portogallo sono stati in genere collocati nella categoria del sistema scolastico centralizzato (controllo da un unico centro di potere); quelli dell'Inghilterra, della Germania, della Svizzera o degli Stati Uniti si collocano nella categoria del sistema scolastico decentralizzato (un insieme di piccole strutture istituzionali che si ripartiscono la responsabilità dello sviluppo e della gestione dell'istruzione). Tali differenze hanno spinto a studiare più a fondo gli effetti della ripartizione del potere e del controllo piuttosto che i meccanismi regolatori di coordinamento che agiscono dentro ogni sistema. 

Gli indicatori dell'OCSE, in merito alla ripartizione delle competenze amministrative nei vari ordini di scuola, propongono nuovi indirizzi di ricerca sulla natura e sul funzionamento dei sistemi scolastici. I dati indicano che il fattore principale di diversità tra i sistemi può consistere non tanto nella concentrazione delle decisioni in alcuni poli, quanto nella differente distribuzione dei poteri decisionali attribuiti ai vari livelli, nelle modalità di attribuzione, nella scelta di mettere in campo figure e competenze diverse. Le differenze tra modelli centralizzati e decentralizzati di gestione dell'istruzione sono meno importanti delle differenze riguardanti la distribuzione del potere decisionale in settori unici per la qualità dell'istruzione, come per esempio lo stile di conduzione degli istituti, l'organizzazione dell'insegnamento, la ripartizione delle risorse a disposizione delle scuole o dei sussidi trasferiti agli enti locali.

Un Dirigente scolastico (DS) in Italia affronta un concorso complicatissimo con numerosi passaggi e, poi, opera sommerso dalla burocrazia.  In Spagna un docente con 6 anni di servizio presenta un progetto ad una commissione regionale e sulla base della qualità del progetto diventa DS nella sua scuola per 4 anni, alla fine dei quali - se vuole continuare - dovrà ripresentare un nuovo progetto o ampliare il precedente, dimostrandone e documentandone l’utilità (continua a svolgere, comunque, ore di insegnamento), non ha collaboratori, ha un segretario (oltre quello amministrativo) e tutor. Anche in Francia la carriera del DS è diversa. 

Questa brevissima visione interna all’U.E. ci fa dedurre importanza di future scelte politiche capaci di tenere conto delle vere esigenze della scuola: gli odierni contesti economici e sociali, le vere figure mancanti nelle scuole (il pedagogista, lo psicologo e il medico scolastico), i reali bisogni odierni di valorizzare le figure esistenti, la necessaria sburocratizzazione, una edilizia scolastica idonea e sicura.

Il middle management è un anello di catena aziendale. La scuola, però, non è un’azienda e non ha bisogno di un ulteriore anello di distacco tra la base “produttiva” e il top management. In molte scuole italiane è già difficile convivere tra colleghi, percepire la vera comunità scolastica, gestire il disagio di un ambiente lavorativo fin troppo aziendale e talvolta subdolamente prevaricante, altre volte spento e appiattito, statico, a tratti frenetico. 

A tal proposito, sarebbe importante confrontarsi a livello europeo, conoscere le diverse realtà organizzative e mettere in discussione, dove serve, le scelte politiche e le ragionevoli e utili azioni di riforma in nome della vera autonomia scolastica che, in Europa, è stata posta alla base della qualità, dell’efficacia e dell’efficienza della scuola. 

Sembra opportuno, per l’argomento trattato, far riferimento ad un importante e recente documento europeo, denominato: “Conclusioni del Consiglio sui docenti e i formatori europei del futuro”, pubblicato in gazzetta europea (2020/C 193/04). Il documento, ricordando il contesto politico nel quale s’iscrive tale questione, illustra, nel seguente allegato, importanti conclusioni: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52020XG0609(02)&from=ES

Tra i temi in evidenza nel documento è importante segnalare il punto n. 25: “Importanti aspetti… (omissis)… dal carico di lavoro, agli ambienti di lavoro, compresa la sicurezza dell’insegnamento e dell’apprendimento, e alle condizioni di lavoro; alla disponibilità di un sostegno tra pari e a livello istituzionale; alle relazioni con i discenti, i genitori, i pari e i dirigenti scolastici; nonché al rispetto e all’apprezzamento testimoniato dalla comunità in senso lato. Se questi elementi sono assenti o non sono vissuti in modo positivo, ciò può portare all’esaurimento fisico ed emotivo, allo stress e al burn-out, incidendo sulla salute mentale e fisica”. Questi elementi del documento europeo sono tra quelli determinanti per l’efficacia e l’efficienza del sistema scolastico.  Da ciò deriva che la scuola va rafforzata nella relazione tra pari e che, invece, sarebbe pericoloso aggiungere ulteriori ruoli gerarchici di subordinazione. Servono regole e norme che agevolino il sano e corretto funzionamento del sistema organizzativo interno agli istituti, servono serie valutazioni sugli ambienti lavorativi e sulle dinamiche relazionali interne alle istituzioni. Serve una vera riforma verso la qualità e l’efficienza, verso una responsabilità pienamente condivisa, serve un chiaro impegno verso il rispetto del “ruolo" del docente per l’efficacia del sistema scuola.  Servono Ispettori, serve controllo sui sistemi, serve la piena attuazione dell’autonomia scolastica, serve semplificare, tornare a credere nei ruoli, costruire rispetto per i ruoli esistenti. 

Paola Daniela Virgilio, nata a Erice nel ’71, insegnante di scuola primaria dal 1997. Pedagogista, specializzata sui processi di apprendimento, educativi e della formazione. Si occupa di progettazione educativa, analisi dei bisogni, valutazione delle risorse umane, metodologie d’intervento. Studiosa di Comunicazione, di Psicologia Dinamica, Antropologia, Sociologia, Filosofia, Pedagogia e delle discipline umanistiche e giuridiche che contribuiscono al benessere formativo, evolutivo e psicologico dell’essere umano. Impegnata da anni nel settore della salute e della ricerca con attività di promozione della salute e riabilitazione delle funzioni cognitive. Ha redatto la legge 1/10/2015, n. 22 sull’Istituzione delle Biobanche di Ricerca in Sicilia (pubblicata sulla G.U.R.S. 3a Serie Speciale n.12 del 19-03-2016); nel 2015, collabora alla stesura degli emendamenti attuativi della stessa. Per questa legge nel 2016 riceve un pubblico riconoscimento, dall’Istituto per la ricerca scientifica in Psichiatria e Neuroscienze - Brain Research Fondazione ONLUS. Presidente dell’IPAB (Istituto Pubblico di Assistenza e Beneficenza) Rosa SerrainoVulpitta di Tp con Decreto n. 1637/2017 dell’Ass. Regionale alla Famiglia. Designata nel 2017, dal Pres. della Regione Sicilia, nel CdA dell’aeroporto di Tp.  Studiosa di politiche dell’UE sull’innovazione e la ricerca. Dal 2016 svolge attività di ricerca, sull’invecchiamento attivo, educazione permanente e riabilitazione cognitiva, come dottoranda presso la Facoltà di Scienze Giuridiche e Sociali dell’Università di Cordoba, in Spagna. Al momento impegnata, anche, in ricerche e studi internazionali sul training cognitivo per il trattamento dell’Alzheimer e delle demenze senili. Dal 2018 Vice Presidente Ricercatrice della Società Internazionale di Neuropsicocardiologia Italia. Dal 2011 studia, inoltre, le politiche europee e i programmi di finanziamento in ambito comunitario.

 

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