LA DIDATTICA DIGITALE INTEGRATA

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QUALE FUTURO PER LA VALUTAZIONE?

La valutazione è un percorso accidentato, non un'autostrada lineare e senza buche.

A dimostrazione di ciò basterebbe ricordare che, sebbene partito negli anni '90, il dibattito su cosa e come valutare non ha tuttora avuto esiti chiari e definiti.

Una cosa però appare ormai certa, la valutazione non può essere un atto soggettivo ed arbitrario ma deve discendere da parametri oggettivi, espliciti e concordati a livello collegiale nel pieno rispetto della personalità dell'allievo/a.

 Pertanto non si può prescindere dal confronto con gli studenti/esse sui risultati delle verifiche, perché il discente e la discente nel comprendere la motivazione del giudizio offerto dovrebbero ricavarne gli stimoli adeguati per procedere nel loro percorso di apprendimento. 

L'emergenza sanitaria da covid 19 e il ricorso alla DAD e alla DDI hanno nuovamente imposto un' ulteriore e necessaria riflessione sulla valutazione che, pur conservando i caratteri dell'oggettività, non può più in alcun modo tradursi nelle tradizionali forme di verifiche in modalità sincrona, quanto piuttosto essere il risultato di un processo, i cui singoli step portino ad una valutazione finale autentica e veritiera.

Ne abbiamo parlato con Maria Franca Intrabartolo, docente, formatrice e componente del Consiglio direttivo nazionale di AICQ EDUCATION.

L'obiettivo è quello di provare a comprendere se alla fine del periodo emergenziale la DDI, e quello che ne è conseguito sulla valutazione, possa entrare a sistema e diventare parte integrante e imprescindibile del modus operandi dei Consigli di classe.

Quali novità ha introdotto la Didattica digitale integrata?

Nelle istituzioni scolastiche in cui l'innovazione metodologica è stata oggetto da tempo di sperimentazioni sistematiche ed organiche, la DDI non ha suscitato alcun disorientamento e ancor meno ha comportato un'assillante e sterile ricerca di ulteriori supporti tecnologici, che se non funzionali non portano comunque a significativi cambiamenti. 

Nelle scuole, invece, in cui l'adozione di metodologie innovative e strumenti dell'autonomia didattica come l'aggregazione delle discipline, l'articolazione della classe in gruppi di livello, l'attivazione delle classi aperte, continuano ad essere mera utopia, allora la DDI si è ridotta all'ennesimo adempimento burocratico. 

Quali cambiamenti avrebbe dovuto, invece, determinare la DDI nella valutazione?

L'innovazione metodologica è l’elemento caratterizzante della DDI secondo le Linee Guida, emanate il 26 giugno 2020. Sarebbe un errore identificare la DDI con la DaD o, peggio ancora, con la semplice introduzione della tecnologia nella didattica in presenza. Il Piano nazionale scuola digitale (PNSD), pilastro fondamentale della Buona scuola, avrebbe già dovuto dare gli stessi esiti.

La DDI, a mio parere, deve tradursi in un nuovo assetto didattico-educativo in cui il digitale e il tecnologico devono supportare e arricchire l'azione scolastica, offrendo così nuovi canali di comunicazione e soprattutto nuovi contesti di apprendimento.

Il dirompente insorgere dell'ambiente virtuale, in cui crolla il confine tra dentro e fuori la scuola,  ha interrotto la regolare sequenza lezioni-verifiche-valutazioni ed ha comportato una riorganizzazione delle attività in diverse modalità, rendendo gli alunni/e responsabili del loro processo d'apprendimento.

La DDI, indubbiamente, si presta ad attivare un processo di insegnamento/apprendimento dinamico e coinvolgente, perché il nuovo assetto organizzativo, permeato dal digitale, dà la possibilità di utilizzare “strumenti aperti” (diari di bordo, griglie di osservazioni, rubriche di autovalutazione) che, condivisi in un ambiente virtuale, sono soggetti ad un costante aggiornamento e risultano funzionali a raccogliere dati ed informazioni per la valutazione formativa e per quella  sommativa, in cui siano compresi anche i cosiddetti apprendimenti non formali e informali.

Saremo quindi in grado, grazie alla DDI, di valutare anche apprendimenti non legati ai contenuti disciplinari?

E' probabile. La questione aperta rimane, però, quella di valorizzare i sopracitati apprendimenti, c già affrontata e formalizzata nei percorsi di II livello e per la quale si richiede un ampliamento degli orizzonti della valutazione, riconoscendole il potere di captare anche tutto quello che non si identifica con uno specifico insegnamento scolastico. Se non si vuole ridurre la valutazione ad un mero adempimento burocratico bisogna fare chiarezza, a livello di consiglio di classe, sui risultati di apprendimento da perseguire, sui compiti autentici da svolgere con autonomia e responsabilità, sulle attività da proporre e sui criteri di valutazione che non si devono tradurre in semplici e sterili griglie di valutazione.

In quest'ottica “il virtuale” potrebbe diventare un  nuovo modo di fare scuola e di valutare i/le nostri/e alunni/e, portando alla luce molteplici e sommersi aspetti del processo di apprendimento.

Maria Grazia Pignataro. Docente di Materie letterarie presso l'Ipsia “Galileo Galilei” di Caltanissetta.  Collabora come giornalista pubblicista con la redazione locale del giornale “La Sicilia”. Presidente da 4 anni dell'associazione Ispedd onlus (Istituto per i disturbi pervasivi dello sviluppo e autismo). Fa parte delle associazioni politiche “Ondedonneinmovimento” ed “Il femminile è politico: potere alle donne”. Nata in Puglia vive a Caltanissetta. 

 

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