Excursus storico normativo sul rapporto Scuola Famiglia in ambito pedagogico-culturale  e politico-istituzionale.

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Sulla corresponsabilità educativa tra  famiglia e scuola esiste un’abbondante letteratura e una ricca documentazione sia pedagogica che giuridica che attesta chiaramente come i genitori e gli insegnanti insieme rivestano un ruolo di grande rilevanza nello sviluppo dei giovani

Con il nuovo secolo (1900) si affermò nel mondo pedagogico la consapevolezza della necessità di rafforzare il continuum educativo tra famiglia e scuola, secondo quanto andavano affermando l’attivismo e le diverse esperienze di “educazione nuova”, come quella delle sorelle Agazzi e di M. Montessori.Sul piano della politica scolastica nel 1910 si ha un primo intervento a favore della partecipazione dei genitori nella scuola col ministro Credaro, che avviò la costituzione dei Comitati dei padri di famiglia in tutte le scuole primarie e secondarie (C.M. 24 novembre 1910, n. 55, Sull’azione educativa dei presidi e dei direttori di scuole). D’altra parte il primato educativo della famiglia è sancito dalla Costituzione, che, nell’articolo 30 specifica: “È diritto dovere dei genitori mantenere, istruire, educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio”. Solo in caso di inadempienza genitoriale lo Stato può sostituirsi alla famiglia. Come pure nell’articolo 31, invece, si sottolinea come lo Stato si impegna ad agevolare “con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose”. La famiglia assume così un valore educativo centrale e diviene un luogo in cui si elabora e si trasmette cultura educativa.Principi che ancor più esplicitamente ha sancito la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo nel 1948 (art. 26 comma 3) che recita: “I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli”. Questi articoli, pur non facendo esplicito riferimento alla partecipazione formale della famiglia alla vita della scuola, ponevano le basi per lo sviluppo di iniziative che in seguito hanno coinvolto la famiglia non più in un ruolo subordinato, ma come componente di pari dignità.

Storicamente, poi, l’ingresso attivo e partecipativo delle famiglie nella vita scolastica è rappresentato dalla Legge Delega n. 477/1973 e dai Decreti Delegati nn. 416, 417, 418, 419, 420 del 1974. L’istituzione degli “organi collegiali” con i precedenti decreti ha segnato la fine di una situazione di conflittualità istituzionale e l’inizio di un processo di collaborazione tra le due istituzioni educative. Da questo momento, vi sono stati una serie di provvedimenti legislativi che hanno cercato di ribadire l’importanza e la positiva ricaduta pedagogica su forme di alleanza educativa tra scuola e famiglia, talvolta intervenendo anche per sanare situazioni problematiche e conflittuali tra famiglie e scuola.Nel 2007 le modifiche al DPR 249/1998 introdotte con il DPR n. 235/07, insieme ad un inasprimento del sistema sanzionatorio ha previsto il Patto educativo (art. 5-bis), che i genitori (e gli studenti) sono chiamati a sottoscrivere all’iscrizione, “finalizzato a definire in maniera dettagliata e condivisa diritti e doveri nel rapporto tra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie”.Anche nelle  Indicazioni Nazionali che rappresentano un documento importante, un quadro di riferimento nazionale unitario, al quale ispirare l'elaborazione del curricolo di scuola, nella garanzia del diritto a un'istruzione di qualità per tutti i ragazzi e le ragazze, su tutto il territorio nazionale, il coinvolgimento della famiglia rappresenta un elemento fondamentale.

Nel Documento infatti  la famiglia viene considerata in tutti i suoi diversi aspetti educativi e di relazione con il progetto educativo da condividere con la scuola; si citano, non a caso, compiti ed aspettative di collaborazione con il contesto educativo più influente per lo sviluppo della persona.In esso viene chiaramente declinato  il progetto educativo da parte della scuola e della famiglia. Anzi ,non c'è possibilità che la scuola realizzi il proprio compito di educare istruendo senza la condivisione della famiglia. Cercare di educare-istruendo in opposizione o nell'indifferenza della famiglia depotenzia il lavoro che si fa a scuola, genera drop out tra i ragazzi e disagio tra gli insegnanti. “Le famiglie, che rappresentano il contesto più influente per lo sviluppo dei bambini, pur nella loro diversità” – perché molteplici sono gli ambienti di vita e i riferimenti, religiosi, etici, comportamentali – sono sempre portatrici di risorse che possono essere valorizzate, sostenute e condivise nella scuola, per consentire di creare una rete solida di scambi e di responsabilità comuni.“Il primo incontro con la scuola e con gli insegnanti, nonché l’esperienza scolastica dei figli aiutano i genitori a prendere più chiaramente coscienza della responsabilità educativa che è loro affidata”. Essi sono così stimolati a partecipare a un dialogo intorno alle finalità della scuola e agli orientamenti educativi, per rendere forti i loro bambini e attrezzarli per un futuro che non è facile da prevedere e decifrare.

“Alla scuola dell’infanzia si affacciano genitori che provengono da altre nazioni e che costruiscono progetti lunghi o brevi di vita per i loro figli nel nostro paese.” Essi professano religioni diverse, si ispirano spesso a modelli tradizionali di educazione, di ruoli sociali e di genere appresi nei paesi di origine ed esprimono il bisogno di rinfrancare la propria identità in una cultura per loro nuova. La scuola dell’infanzia è per loro occasione di incontro con altri genitori, per costruire rapporti di fiducia e nuovi legami di comunità.“Le famiglie dei bambini con disabilità chiedono sostegno alla scuola per promuovere le risorse dei loro figli”, attraverso il riconoscimento sereno delle differenze e la costruzione di ambienti educativi accoglienti e inclusivi, in modo che ciascun bambino possa trovare attenzioni specifiche ai propri bisogni e condividere con gli altri il proprio percorso di formazione. In data 22 novembre 2012, un documento ministeriale dal titolo: Linee di indirizzo sulla Partecipazione dei genitori e corresponsabilità educativa, rimarca l’importanza e la necessità di condurre un concordato percorso di educazione tra scuola e famiglia, accompagnato da una nota del Capo Dipartimento, Lucrezia Stellacci, nella quale sottolinea che l’educazione e l’istruzione debbano essere anzitutto un servizio alle famiglie e che “non possa prescindere da rapporti di fiducia e di continuità che vanno costruiti, riconosciuti, sostenuti e valorizzati” 

Ma  nonostante le dichiarazioni di principio anziché il principio della corresponsabilità educativa tra famiglia e scuola spesso ha prevalso il reciproco discarico delle responsabilità.Non si può non considerare d’altra parte, che entrambe le istituzioni sono state interessate, negli ultimi decenni, da profonde trasformazioni che ne hanno messo in crisi i rispettivi ruoli, funzioni e la stessa  autorevolezza. La molteplicità dei modelli familiari di oggi e le difficoltà del sistema scolastico attuale, nel rispondere alle richieste sempre più variegate dei soggetti e della realtà economico-sociale ,hanno contribuito alla messa in crisi di un rapporto estremamente delicato e complesso tra famiglia e scuola.Gli stessi “indisciplinati” genitori con condotte offensive o aggressive, in aumento negli ultimi anni, ci devono far interrogare. 

Le Indicazioni nazionali del 2012 come ora il documento “Indicazioni nazionali e nuovi scenari” del 2018, un ricco e qualificato punto di riferimento,rispetto al rapporto scuola /famiglia, attenti come sono alla profondità e complessità del mutamento generale in atto e alle esigenze che esso pone,rilanciano l’assoluta necessità per la scuola e la famiglia di lavorare a stretto contatto, in un clima di fiducia e di stima, nel rispetto dei ruoli propri di ciascuno e nella convinzione della complementarietà dei compiti educativi.Le scuole, pertanto, dovrebbero sfruttare al meglio strumenti e risorse disponibili,in modo da consolidare nuove forme di collaborazione con le famiglie e aprire nuove forme di dialogo e di comunicazione basate su uno scambio continuo, interno ed esterno, tali da caratterizzare realmente una comunità educante.Non si tratta soltanto di rapporti da stringere  in momenti critici, ma di relazioni costanti che riconoscano i reciproci ruoli e che si supportino vicendevolmente nelle comuni finalità educative.Bisogna ricostruire una comunità accogliente, fatta di una rete reale di persone e di collaborazione tra famiglie e scuola, per il benessere dei nostri figli. La vera sfida, che a tutt’oggi rimane aperta  è dunque quella di mettere al centro la persona : e la persona è lo studente.

GIOVANNA SALITO Docente di Scuola Primaria Attualmente distaccata presso Usr Campania Laurea in Materie Letterarie Specializzazione Polivalente per l'Insegnamento di Sostegno Referente Progetto Qualità e redattore del Manuale della Qualità secondo le norme Iso 9001.Referente e Osservatore InvalsiEsperienza decennale di Funzione Strumentale sulla Valutazione e dal 2016 membro NIVCorrispondente locale di alcune testate giornalistiche. 

                                                                                                         

                                                                                           

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