La Didattica a distanza: una sperimentazione a più mani 

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Scomodiamo una grande verità, per profilare anche un problema di un’entità semplice come quella di cui parleremo, che però mette in gioco competenze che trovano il momento giusto nell’emergenza che stiamo vivendo per essere svelate.

 

Famiglie e studenti come attori principali

Dietro ogni problema c’è un’opportunità 

Galileo Galilei

Volendo affrontare il tema della didattica a distanza e volendo accompagnare il lettore nella disamina di un argomento ormai ricorrente per tutti, anche per i non addetti ai lavori, mi preme fare una breve introduzione degli eventi che hanno sollecitato così fortemente il ricorso ad una metodologia che la realtà accademica auspicava da tempo.Infatti, solo comprendere la repentinità degli eventi, giustifica il livello di ammirazione che oggi si prova nei confronti di una comunità educante nazionale che ha sfoderato le armi della collegialità, della collaborazione tra scuole e della solidarietà tra tutte le figure che gravitano intorno alla scuola.Proseguendo a piccoli passi, è possibile inquadrare il problema e la risorsa nella sua essenzialità.

Il MIUR, solo a pochi giorni dal primo DPCM 4 marzo 2020, in merito a misure restrittive per il contrasto al Covid19, in cui primeggiava l’esigenza sofferta di dover sospendere ogni attività didattica ed educativa, apriva una nota  rivolta a dirigenti, docenti e personale tutto della comunità scolastica con parole semplici e fortemente significative: “un ringraziamento va a tutti coloro che stanno andando oltre ogni obbligo e ogni dovere, svolgendo il loro servizio al Paese con dedizione, spirito di iniziativa, competenza”.Ogni scuola, infatti, dopo soli pochi giorni, aveva già chiara la situazione: il diritto allo studio va tutelato, sempre …con ogni mezzo, attivando tutte le risorse possibili. Era necessario far emergere le coordinate essenziali dell’azione del sistema di istruzione e formazione. Il fine istituzionale della scuola è promuovere il successo formativo delle alunne e degli alunni, delle studentesse e degli studenti, personalizzando gli interventi, prevenendo la dispersione scolastica, promuovendo lo sviluppo delle abilità di ognuno. E tutto ciò doveva essere tutelato.

Orbene, la tutela del diritto allo studio ha condotto le scuole in una grande sperimentazione che ha riguardato il ricorso a metodologie digitali, a strategie innovative che riscrivono le convinzioni della didattica tradizionale, ha incentivato l’utilizzo di strumenti conosciuti da tutti, ma mai così ben valorizzati.Il profilo più qualificante di questa esperienza va ricercato nel fatto che, forse, mai nessuno avrebbe immaginato di proporre un percorso di innovazione così prorompente: la sperimentazione che si sta consumando in questi giorni, ormai mesi, di interruzione delle attività didattiche acquisisce il profilo di una ricerca- azione che riguarda l’intero sistema di educazione e di istruzione. Non è difficile immaginare che nei mesi a seguire, i percorsi di didattica a distanza avviati con la timida intenzione di non interrompere il dialogo formativo con gli alunni, necessitino di un’ulteriore implementazione per adempiere a più delicati processi quali la verifica degli apprendimenti, la valutazione finale con conseguente impegno delle attività di scrutinio.

Pertanto, il tutto sta consentendo un progresso repentino quanto inaspettato, che la scuola sta compiendo con entusiasmo professionale; le abilità che si stanno strutturando tra i diversi attori vanno lette nel loro valore sistemico ossia sono da annoverare nelle procedure di valutazione del sistema di formazione e di educazione, e non della singola scuola che ha sfruttato un qualche strumento per realizzare la didattica a distanza.Qui è il “sistema” che si è messo in moto: i docenti, all’indomani delle misure che li collocavano a casa dall’ambiente- lavoro, hanno sorvolato tetti, hanno aperto dialoghi con un modo di “offrire scuola” che, forse, ai più era ostile. Risulterebbe retorico, nel nostro caso, decantare il “sistema scuola”, affermando che si era già pronti a tutto questo, ma certamente va apprezzato lo sforzo di tutti di scommettere su questa “nuova postura da docente” da disegnare su sé stessi e da abitare come un luogo di apprendimento nuovo.Bene! Il docente, con il suo solito fare, anche questa volta ha analizzato le reali misure dell’utenza e ha messo a disposizione la sua arte per poter raggiungere tutti…e, come più volte si legge tra le righe delle raccomandazioni ministeriali “nessuno escluso”. Il modello di ricerca del docente di costruire un ambiente di apprendimento stimolante, motivante, partecipativo ha subìto, però, una revisione. 

Gli insegnanti, in special modo i docenti del primo ciclo, hanno dovuto ritagliarsi uno spazio nelle dinamiche familiari…la scuola entra in casa e non è escluso che le difficoltà da affrontare siano altre.La scelta dello strumento per creare l’ambiente di didattica a distanza è dipesa fortemente dalla primaria esigenza di raggiungere tutti, ed anche le misure dei provvedimenti ministeriali si sono confrontate con le esigenze di tutti gli utenti del servizio scolastico.Sono stati attivati tutti i possibili canali per entrare in contatto con gli alunni e ri-stabilire la relazione didattica a cui si era abituati. Gli alunni ed anche le famiglie, sebbene sempre pronti a prendersi un giorno di vacanza, hanno ben presto avvertito la necessità di entrare in contatto con lo sguardo e la voce dei docenti perché il caso non permetteva alcun margine di superficialità.

La famiglia

“Una nuova comunità educante nascerà da questa esperienza con una ritrovata capacità di far bene…” questo l’auspicio del nostro Ministro in una lettera rivolta alla comunità della scuola.Certo, il riferimento alle diverse componenti del mondo della scuola è forte, ma è fuori di dubbio che ciò che si sta veramente testando è la decantata alleanza, necessaria quotidianamente per il benessere degli alunni, che deve esistere tra scuola e famiglia.Il tassello “famiglia “in questa esperienza acquista una dimensione del tutto differente e, per certi versi, su tale variabile si gioca la scommessa di questo intervento repentino, ma urgente.Riguardo alle famiglie, infatti, è bene considerare in via generale che il successo si gioca su più livelli: sebbene si tratti di un periodo di ragionevole futuro, l’attivazione della didattica a distanza è intervenuta al fianco di un clima di incertezza e smarrimento che ha investito inevitabilmente l’intero nucleo familiare. La sospensione delle attività didattiche, in ogni caso, ha posto non pochi ostacoli organizzativi al nucleo familiare.

In primo luogo, la famiglia - il padre, la madre o entrambi- hanno dovuto provvedere ad una ricognizione delle modalità di lavoro personale tra cui annoveriamo le situazioni più conosciute quali la turnazione genitoriale, lo smart-working, in casi più tristi la prospettiva della sospensione o della perdita del lavoro. L’investimento delle famiglie cambia a seconda dei livelli di scuola: dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di II grado, le energie da spendere sono proporzionali alle esigenze dell’organizzazione della didattica e dell’età dei figli.Nell’ambito del primo ciclo, l’età dei bambini ha condizionato fortemente l’impegno della famiglia ed è in questo senso che si fa ricorso a quel modello di “alleanza educativa” che viene messo alla prova. Intervenendo in maniera speciale nella routine delle famiglie, i docenti si sono sentiti professionalmente investiti dell’incarico di restituire ai bambini, ai ragazzi, alle famiglie un senso di tranquillità e di sicurezza di fronte a qualsiasi situazione problematica. L’improvviso cambiamento ha posto problemi nuovi quali la disponibilità di dispositivi digitali sufficienti a rispondere agli impegni di scuola e di lavoro nei nuclei familiari con più figli, la preparazione personale a saper utilizzare particolari programmi e/o piattaforme didattiche, nonché la disponibilità di collegamenti internet. La famiglia ha vissuto due momenti importanti: inizialmente, al fine di arginare il sentimento di smarrimento, proprio dei cambiamenti più repentini, è stato necessario accompagnare genitori e figli nell’organizzazione del nuovo ritmo quotidiano e non sono stati pochi i casi in cui i docenti hanno investito molte energie per sostituirsi da lontano alle difficoltà incontrate nella gestione della didattica, così rimodulata, in special modo per le classi del primo ciclo. 

Successivamente, un sentimento di cura e protezione ha rassicurato le famiglie che hanno visto i loro figli al centro di una serie di misure importanti messe in campo al fine di affrontare, in pochi giorni, un cambiamento così improvviso con l’unico obiettivo di non interrompere il continuum formativo iniziato tra i banchi di scuola, come ogni anno. L’insegnante, ogni insegnante sa e fa sapere che non si smette di insegnare e di apprendere, sebbene non si possa circolare con zaini, libri ed inchiostro. Senza la pretesa di conoscere tutte le dinamiche che si sono consumate nella totalità delle istituzioni scolastiche italiane, si rileva che gli obiettivi da perseguire quali quelli di non interrompere il dialogo di formazione e istruzione con gli alunni, di tutelare il diritto allo studio, di supportare gli studenti con i mezzi informatici richiesti attraverso veloci misure ministeriali, di realizzare il contatto con docenti di ogni ordine e grado, costituiscono una ragione di soddisfazione per il sistema scolastico, apprezzabile soprattutto dal punto di vista del tempo di reazione.La prospettiva di un autorevole se non indispensabile processo di Autovalutazione non ha risparmiato neanche questa volta di far capolino nel mondo degli addetti ai lavori.Dal Monitoraggio in atto presso l’Osservatorio del MIUR si possono apprezzare i primi dati: solo il 17% degli Istituti aveva nel suo curriculum operativo già un’esperienza di didattica a distanza, si tratterebbe quindi di circa 1.390 Istituti dell’intero patrimonio nazionale che ne conta 8.160. Ma la forza motrice dell’insegnamento non ha tardato a farsi sentire; a distanza di qualche settimana dalla sospensione delle attività sull’intero territorio si è registrata la quasi totalità di copertura con l’attivazione di piattaforme educative o di classi virtuali con il supporto delle piattaforme del registro elettronico in adozione, o solo con semplici strumenti di messaggistica che consentono video chiamate o allegati audio, quali ad esempio WhatsApp.  

La parola agli studenti

La lettura dei dati e l’interpretazione dei feedback delle alunne e degli alunni e delle studentesse e degli studenti ci dice che la strada che la scuola sta percorrendo è quella più idonea a mantenere alta la motivazione della platea studentesca. Dai primi monitoraggi, i numeri sono incoraggianti: 9 studenti su 10 sentono di dover esser grati ai docenti per aver superato con serenità questo improvviso banco di prova di autonomia e responsabilità che si è presentato loro senza alcun preavviso. Tutte le piattaforme, ne citiamo alcune a titolo esemplificativo come GSuite for Education o Office 365 Education A1, nonché le classi virtuali predisposti dagli applicativi dei registri elettronici in uso nelle scuole, consentono di allegare materiali, file, link specifici anche in maniera differenziata per gli alunni in risposta all’esigenza di dover realizzare percorsi più rassicuranti e smorzare le prime difficoltà.Per quanto riguarda l’impianto tecnico costruito, si stima che circa il 90% degli studenti è raggiunto da un qualche strumento di didattica a distanza e nell’ambito di questi numeri si apprezza che in ogni classe, sulla totalità degli alunni, il 90% risponde in maniera positiva.

Il dato è sensibilmente destinato a migliorare, se consideriamo che si stanno realizzando le ultime misure di aiuto messe in campo dal Ministero e dalla solidarietà digitale in attuazione del decreto Cura Italia, attraverso cui è possibile aprire l’accesso alla didattica a distanza anche a chi non era fornito di appositi strumenti fisici quali personal computer o tablet, o connessione e traffico dati.Ciò consentirà, sulla base di adeguati requisiti di reddito o di numerosità o di background familiare di allargare la platea dei nostri studenti che avranno la possibilità presente, ma soprattutto futura di partecipare alle iniziative didattiche in qualsiasi forma esse vengano erogate.La didattica a distanza ha letteralmente stravolto le dinamiche a cui da sempre sono stati abituati studenti e insegnanti, ma è stato necessario mantenere il target di benessere a cui si era abituati e qui l’impegno dei docenti ha fatto la differenza. 

Secondo un sondaggio realizzato da Skuola.net, il cui campione conta 15.000 alunni di scuole del I e del II grado, questo è un dato questo riconosciuto anche dagli studenti: 1 studente su 10, sebbene con sfumature diverse, promuove l’operato dei propri professori, ammettendo e riconoscendo che hanno supportato e realizzato un compito non certo facile se si pensa anche all’età degli studenti in questione;  inoltre si apprezza che 1 su 3 ha rivalutato e revisionato l’opinione che aveva nei confronti di questo o quel docente.I ragazzi sono stati chiamati ad esprimere un giudizio sul comportamento, l’organizzazione e la risposta tecnologica dei docenti e i risultati si sono dimostrati piacevoli da annoverare nel ventaglio di giudizi possibili.Si precisa inoltre che i dati statistici variano, anche sensibilmente in positivo man mano, a seconda dell’età degli alunni: il 14% gli assegna addirittura “ottimo” ai docenti per l’impegno e il supporto dato e al I grado il dato sale al 22%, e si ammette che non avrebbe potuto chiedere di meglio. Forse l’atteggiamento più protettivo dei docenti nei confronti di alunni di età minore ha infuso maggiore senso di sicurezza.“Buono” è il giudizio di valore attribuito ai docenti dal 58% ammettendo che i professori hanno fatto il massimo per limitare i problemi emersi soprattutto nella fase di prima organizzazione.Il 21%, invece, si ferma alla sufficienza rispolverando il vecchio adagio “potrebbe fare di più”, sentito dire tante volte sul proprio conto. 

Rimane un 7% gli mette 'insufficiente', sostenendo che i progressi fatti nell'ultimo mese sono da attribuire all’impegno personale dell’alunno stesso non riconoscendo al docente un investimento tale da doverlo gratificare.In via generale, però, si può affermare che anche sulla preparazione tecnologica dei docenti, sulla quale si nutrivano non pochi dubbi perché di solito poco avvezzi a fare lezione con il supporto di strumenti innovativi, gli studenti hanno apprezzato ancor di più il modo di “mettersi in gioco”, così velocemente.La risposta è stata sorprendente: per l'11% meritano 'ottimo' (col solito picco alle medie, 17%), per il 53% un 'buono', per il 30% 'sufficiente'. Appena il 5% boccia di fronte alla prestazione con il mezzo digitale. Un’altra variabile analizzata è stata la prestazione complessiva circa la gestione della didattica a distanza: il 12%, che sale al 19% alla Secondaria di I grado è pienamente soddisfatto, il 51% è molto contento, mentre un bel 30% pensa si tratti di un andamento accettabile (dato in calo alla Secondaria di I grado che è del 19%) e solo il 7% gli dà l'insufficienza. A corollario delle indagini che si possono fare sulla partenza, è stato interessante investigare su cosa gli studenti e le famiglie non scommetterebbero per una didattica solo a distanza.Una criticità del sistema a distanza è senz’altro l’organizzazione del carico del lavoro sia per i compiti da eseguire, sia per le ore in cui è necessario seguire online, trattenendo così il ragazzo avanti al PC.Tutto ciò si amplifica se si pensa alla scuola dell’infanzia o alla Primaria dove l’età dei bambini assegna compiti ed impegni di lezione online ai genitori. 

Inoltre, gli alunni di questa età crescono, vivono ed apprendono soprattutto grazie al contatto con la relazione didattica che si crea con l’insegnante e con i compagni, rispetto ai soli percorsi strutturati di insegnamento, quale quello che si riescono ad offrire con la didattica a distanza. La scuola, l’aula mancano al docente poco avvezzo al digitale, ma è bello scoprire che mancano al discente anche più adulto, che pian piano, col passar dei giorni, denuncia uno stato di solitudine d’apprendimento.Gli studenti spesso scrivono sui post delle classroom, in qualunque modo attivate, che si ha nostalgia della routine dell’orario scolastico, del docente che entra, che spiega in viva voce e che interroga…perché anche questo fa parte del gioco! Ancora di più, gli studenti che devono sostenere l’Esame si sentono minati nel senso di sicurezza perché in qualsiasi dimensione si accolga, l’idea di non poter affrontare insieme il percorso finale, mette a disagio alunni, abituati a farsi scudo e professori, che vivono la minaccia dell’imprevisto al quale non sanno dare una risposta certa.Invero, è fuori di dubbio che le prospettive della didattica online sono ampie e capaci di far avanzare il tessuto professionale nelle più moderne metodologie non solo di e-learning, ma anche di e-teaching, ma si riconosce all’aula fisica di saper restituire un sapere progettuale, laboratoriale, creativo in itinere, che l’aula virtuale non riesce a generare. Essa, infatti, trova il suo limite nella mancanza di contatto con lo sguardo, le posture, le idee, le discussioni, più o meno palesi, con l’altro. Oggi si ripensa alla routine quotidiana nella sua dimensione di incontro in presenza e se ne scopre il valore aggiunto. L’aula ha svelato aspetti emotivi e psicologici spesso poco valorizzati o nascosti tra le grinfie delle azioni abitudinarie.

Francavilla Stefania – Docente a tempo indeterminato dal 2000, attualmente in servizio presso l’Istituzione Educativa Pietro Colletta di Avellino.Nata il 16 dicembre 1967, diplomata all’Istituto Magistrale di Avellino, non ho proseguito i miei studi. Ho conseguito la Laurea in Scienze Pedagogiche nel 2017.  Ho ricoperto incarichi di mediazione nelle dinamiche scolastiche: collaboratore del DS, referente del NIV, referente di progetti e coordinatrice di settore. La mia passione a scuola: lavorare bene…con gli altri!

 

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