Analfabetismo funzionale. L’italiano: lingua madre o lingua straniera?

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L’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), svolge periodicamente, con cadenza triennale, un’indagine sui quindicenni di tutto il mondo. La ricerca è volta a fotografare la qualità degli apprendimenti in diversi Paesi del mondo basandosi su un campione di studenti della medesima età.

L’indagine, studiando la preparazione dei giovani su diverse discipline, è tesa a comparare i risultati di ogni Paese partecipante. Dall’ultima analisi, effettuata nel 2018, è emerso che gli studenti cinesi – in particolare i maschi – sono gli studenti più bravi e preparati del mondo in diverse discipline: matematica, scienze, lettura e comprensione dei testi. In Italia, invece, cosa accade?Purtroppo nel nostro Paese la lettura dei risultati della nuova indagine Ocse-Pisa 2018 ha lanciato un campanello di allarme, per non parlare di vera e propria emergenza socio-culturale. Tale indagine, che ha valutato le competenze dei quindicenni rispetto alla lettura, alla matematica ed alle scienze, ha coinvolto 11.785 studenti, rappresentativi di una popolazione di 521.000 studenti, nati nel 2004.Se i risultati confermano i miglioramenti degli studenti italiani in matematica, gli stessi studenti rimangono invece sotto la media Ocse per la lettura, intesa come la capacità di comprendere, utilizzare, valutare, riflettere e farsi coinvolgere da un testo. Si registra un peggioramento anche nelle prove di scienze. I test lasciano inoltre trasparire il divario tre Nord e Sud, tra allievi che frequentano i Licei, che ottengono i risultati migliori, e studenti degli Istituti tecnici e professionali e delle scuole di formazione professionale, nonché differenze di genere.

Ciò che induce gli studiosi del settore a riflettere seriamente è il peggioramento dell’Italia nella lettura che porta il nostro Paese a collocarsi tra il 23° ed il 29° posto nella graduatoria dei Paesi Ocse, un dato che conduce ad un ulteriore scivolamento rispetto all’ultima rilevazione, effettuata nel 2015.In tal modo l’Italia, pareggiando i propri risultati con altri Paesi quali la Svizzera, la Lettonia, l’Ungheria, la Lituania, l’Islanda e Israele, segna un netto distacco rispetto agli esiti, nettamente superiori, ottenuti dagli studenti cinesi – in particolare appartenenti alle province di Pechino, Shanghai, Jiangsu – ed a Singapore.Sorge pertanto spontanea a chi legge i dati la seguente domanda: qual è la situazione scolastica italiana? Quale futuro attende questa generazione di studenti? Ponendo in particolare al centro del nostro interesse l’analisi dei dati linguistici, proviamo a compiere alcune considerazioni senza peraltro tralasciare la complessità dell’argomento.Da una prima riflessione emerge che nella capacità di lettura gli studenti appartenenti alle aree geografiche del Nord Italia ottengono risultati migliori, al di sopra della media Ocse, mentre i loro coetanei del Sud e delle Isole presentano maggiori difficoltà. Così anche i divari territoriali in Italia, segnalano una forbice che si allarga sempre di più sulla qualità degli apprendimenti.

In relazione agli ordini di scuola, nei Licei troviamo la percentuale più elevata di studenti che raggiungono nella classifica i livelli più alti, e vengono quindi definiti “top performer”, con percentuali che sono del 9% a fronte del 2% degli Istituti tecnici. Il livello minimo di competenza nella lettura raggiunge l’8% nei Licei, ma sale al 27% nei Tecnici e ad oltre il 50% negli Istituti professionali e della formazione professionale.Tali dati insoddisfacenti sono confermati anche dai risultati ottenuti negli ultimi test Invalsi dello scorso anno in lingua italiana, già a partire dai primi anni della scuola primaria. Gli allievi tra i 7 ed i 19 anni che risultano in forte difficoltà nella comprensione di un testo sono 1 su 4. Si tratta di dati che fanno pensare e devono essere opportunamente studiati lasciando emergere una significativa difficoltà nel mondo scolastico italiano che si riflette nella capacità di apprendimento dei giovani.Sicuramente un aspetto che stona riguarda l’introduzione di letture tratte da testi digitali per sondare le conoscenze della nuova generazione che legge e s’informa direttamente dal web: la “generazione Z”.

Un’ulteriore spunto di riflessione riguarda il fatto che in lettura le ragazze superano i ragazzi di 25 punti in percentuale. Il vantaggio delle ragazze nelle materie di studio è confermato anche dai risultati scolastici generali, per cui, in genere, le femmine hanno curricoli scolastici migliori rispetto ai maschi; dati che tuttavia non trovano conferma in seguito quando si entra nel mondo del lavoro sia per quanto riguarda le posizioni di carriera che i compensi economici, nettamente a favore dei maschi.Fra l’altro dall’analisi dei risultati degli studenti cinesi e di Singapore emerge che coloro che spiccano a scuola non appartengono necessariamente alle fasce di reddito più benestanti. Ciò induce a fare alcune valutazioni e paragoni con l’Italia sul funzionamento dell’ascensore sociale, dal momento che nel nostro Paese il censo determina ancora in larga misura la qualità degli esiti scolastici.Facendo un po’ di autocritica non va tralasciata la situazione della scuola italiana e dei frequenti movimenti di insegnanti, l’eccesso di burocrazia e di carenze nelle strutture, senza dimenticare gli ancora numerosi casi di abbandono scolastico, soprattutto nell’ambito della scuola secondaria di secondo grado. Ciò crea notevoli difficoltà e disagi ai quali, inevitabilmente, consegue una situazione di povertà educativa che rischia di convertirsi, in seguito, in una vera e propria povertà sociale.

Si evidenzia che le difficoltà nelle capacità di apprendimento dei giovani non sono altro che il riflesso di un andamento generale di tipo socio-culturale per cui, anche negli adulti, si parla di “analfabetismo di ritorno” o “analfabetismo funzionale”, inteso come incapacità di svolgere competenze richieste in varie situazioni della vita quotidiana. Si tratta di difficoltà legate alla capacità di elaborare ed utilizzare le informazioni ricevute.In Italia pare che la percentuale di analfabeti funzionali sia la più alta dell’Unione Europea. Si rende quindi necessario un intervento tanto tempestivo quanto efficace sia nell’ambito scolastico che in quello familiare. Innanzitutto va stimolata nei giovani allievi la lettura di testi e giornali, negli adulti – come affermato anche da Tullio De Mauro – la formazione permanente in campo lavorativo, migliorando gli stili di vita e gli interessi personali: ad esempio leggere, andare in biblioteca, visitare città d’arte, musei, prendere parte a convegni, corsi, studiare le lingue straniere, ecc. In ambito scolastico appare importante restituire allo studio dell’italiano un ruolo fondamentale anche per la sua “trasversalità” rispetto alle altre materie, comprese quelle scientifiche.

Di fatto, lo studio dell’italiano non viene coltivato adeguatamente nella scuola per svariati motivi, ma uno in particolare induce a riflettere: la consapevolezza scientifica del ruolo che ha la lingua prima nello sviluppo cognitivo generale dell’individuo. Secondo il noto studioso Francesco Sabatini, “tutto il curricolo di questo insegnamento (per l’uso parlato e ancor più per l’uso scritto) è inficiato di errori di impostazione  che le scienze del linguaggio hanno messo da tempo in evidenza, ma che non vengono conosciuti e riconosciuti nelle sedi responsabili”: la formazione universitaria dei futuri docenti; la tradizione dei nostri curricoli scolastici ispirati alle “Indicazioni” ministeriali, ogni tanto ritoccate, ma mai veramente ripensate; l’impostazione di molti libri di testo. Purtroppo ciò ha conseguenze deleterie, che si riflettono, a pioggia, nei vari ordini di scuola, fino a giungere all’Università, ai Concorsi ed ai vari Ordini professionali con tutti gli effetti prevedibili o meno, che tale processo comporta. La complessità del tema e la varietà delle sue ramificazioni rimanda ad ulteriori e necessarie osservazioni, anche da parte dei lettori, e che potranno essere oggetto di interessanti trattazioni successive. 

Francesca Zanini (04/09/72), veronese, insegnante di ruolo nella scuola primaria, laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Verona. Abilitata al ruolo di Giornalista Pubblicista presso l’Ordine dei Giornalisti del Veneto dopo aver svolto praticantato presso una rivista mensile specializzandosi in narrativa contemporanea con recensioni su scrittori esordienti. Nella scuola ha ricoperto diversi incarichi, fra i quali Tutor di docenti neoimmessi in ruolo e Curricolo, per cui ha svolto la mansione di Funzione Strumentale. Recentemente ha acquisito l’idoneità all’insegnamento della lingua inglese nella scuola primaria frequentando il corso triennale di formazione linguistica autorizzato dal Ministero. Fra gli interessi principali, oltre alla narrativa, vi sono l’arte, la filosofia e la gastronomia.

 

 

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