“Educare al paesaggio per il benessere individuale e sociale”

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Può la conoscenza del “Paesaggio” radicare maggiori consapevolezze e contribuire al miglioramento generale della qualità della vita di ognuno? 

 

Può una corretta “educazione al Paesaggio” nella scuola garantire sia il benessere individuale che sociale dei cittadini? 

Questioni come queste stanno rivestendo un carattere sempre più incisivo, a livello sia europeo che mondiale, guidando le riflessioni, le normative, le azioni di pianificazione territoriale e paesaggistica e focalizzando l’attenzione sulle prospettive educative che il paesaggio può assumere nella complessa società contemporanea.  Ed è proprio a partire da queste riflessioni che è stata decisa l’adozione, nel 2000, della Convenzione Europea del paesaggio (CEP) da parte del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. Tale atto,  quale  primo trattato internazionale esclusivamente dedicato a tale tematica,  sottoscritto dagli Stati membri e ratificato da ben 30 Paesi, costituisce una vera e propria svolta nel panorama culturale e legislativo europeo. Esso ha permesso, infatti, ai Paesi della Comunità di confrontarsi per la prima volta sui temi necessari ad un corretto sviluppo del territorio, quali la protezione, la gestione, la pianificazione, la fruibilità e la valorizzazione del paesaggio, favorendo la cooperazione europea e ponendosi come obiettivi il “benessere individuale e sociale” e lo “sviluppo sostenibile fondato su un rapporto equilibrato tra i bisogni sociali, l’attività economica e l’ambiente”.

Sino all’entrata in vigore della CEP non era stata mai utilizzata  nelle politiche di attuazione della  sostenibilità ambientale una definizione univoca e condivisa del termine “Paesaggio”, al quale ora viene data una più ampia interpretazione; esso è inteso come una “determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”; il paesaggio è, inoltre, la  “componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale, nonché fondamento della loro identità”.Parlare di Paesaggio, quindi, non significa più riferirsi semplicisticamente ad un panorama, considerarne solo le sue caratteristiche prettamente geografiche o considerarlo solo da un punto di vista prettamente “ecologico”. Il  Paesaggio è concepito dalla CEP come il risultato di una profonda relazione, generatasi nel tempo e in una specifica dimensione territoriale, tra fattori naturali e fattori antropici (culturali, sociali, economici, storici..), divenendo fondamento dell’identità di una data popolazione. 

Da una parte, quindi, il Paesaggio è caratterizzato da elementi materiali e tangibili, mentre dall’altra include anche una dimensione immateriale, compresa quella della percezione, dei sentimenti e delle emozioni: esso riflette quel profondo legame tra natura e uomo instaurato nel corso del tempo, fatto di lotte, vittorie, sconfitte, amore, odio, valori personali e sociali... che vanno a consolidare le identità territoriali e che entrano a far parte di diritto di un patrimonio ereditato dal passato e di cui prendersi cura per il futuro di tutti. La Convenzione Europea, nel definire in tal senso il “paesaggio”, invita gli Stati a elaborare politiche di salvaguardia, gestione e conservazione per le generazioni future, chiedendo a ciascuna Parte l’impegno a promuovere «insegnamenti scolastici…che trattino, nell’ambito delle rispettive discipline, dei valori connessi con il paesaggio e delle questioni riguardanti la sua salvaguardia, la sua gestione e la sua pianificazione».

In tale ottica è necessario, quindi, che ciascun Paese progetti e sviluppi percorsi educativi a tutti i livelli d’istruzione, dalla scuola dell’infanzia alla formazione universitaria, che prendano avvio dalla conoscenza del paesaggio locale per allargare via via gli orizzonti sino al paesaggio Terra. Leva per il miglioramento, quindi, risultano essere la formazione dei professionisti, l’educazione e la sensibilizzazione: ciò non significa, tuttavia, soffermarsi su astratti processi di insegnamento-apprendimento di nozioni relative al paesaggio, ma coinvolgere la persona al fine di formare futuri cittadini consapevoli e attivamente coinvolti nella protezione, nella gestione e nello sviluppo sostenibile del paesaggio.Quanto sinora esplicitato è delineato anche nel rapporto “Education on landscape for children” (uno degli strumenti utilizzato dal Consiglio d’Europa nell’ambito delle attività necessarie all’applicazione della CEP) indirizzato principalmente al mondo della scuola ma applicabile anche a contesti extrascolastici.

Fondamentale è che tutti possano assumere un ruolo attivo nel processo decisionale relativo al paesaggio, per passare da una conoscenza passiva, spesso relegata al solo insegnamento della geografia, ad una conoscenza “attiva”, ad una concreta “educazione al paesaggio”, anche “attraverso” il paesaggio stesso. L’uomo, attore (costruttore di paesaggio) e allo stesso tempo spettatore (osservatore, ammiratore, giudice dello stesso paesaggio), dovrà imparare a scoprire, leggere ed interpretare quanto lo circonda in un’esperienza formativa variegata, che coinvolgendo sia la sfera razionale che quella emotiva, rafforzi il senso di appartenenza territoriale.Riuscire a coniugare in un percorso formativo l’educazione scientifico-razionale e l’educazione artistico-umanistica permetterebbe all’educazione al paesaggio di andare ben oltre i limiti disciplinari e di diventare il protagonista di attività formative ed educative diverse, i cui obiettivi, metodologie e strumenti potrebbero sviluppare percorsi didattici trasversali a tutte le discipline.

Nel Rapporto sono descritti alcuni schemi tipo utili per la lettura del paesaggio, che è possibile adattare alle specificità dei gruppi e agli obiettivi delle varie attività. Vengono presentate, inoltre, le migliori buone pratiche a livello europeo da cui partire per progettare i propri percorsi. Il progetto attivo oggi in Catalogna, ad esempio, proposto nelle scuole superiori della regione, non si limita ad una semplice diffusione di contenuti sui paesaggi catalani, ma si caratterizza come un percorso attivo che accompagna i ragazzi alla scoperta delle diverse caratteristiche, delle diverse modalità di trasformazione, dei diversi punti di vista sul paesaggio della loro regione, proponendo delle riflessioni in merito alle questioni trattate.Due altri interessanti progetti, invece, (uno sloveno ed uno armeno) coinvolgono bambini e ragazzi in un concorso a premi tra le loro rappresentazioni del paesaggio (disegni o produzioni artistiche di vario tipo).

Il progetto sloveno mira a rafforzare l’idea secondo cui le trasformazioni del paesaggio vanno affrontate con consapevolezza e creatività; per questo motivo il progetto ha voluto bambini e adulti ad osservare il loro ambiente di vita e a stabilire di conseguenza un rapporto più positivo con il paesaggio sloveno. Il progetto armeno, invece, si è caratterizzato come un concorso di pittura per bambini, al fine di promuovere una migliore consapevolezza dell’importanza del paesaggio quale sfondo per la qualità della vita, così come proposto dalla CEP.Questi esempi, a cui se ne potrebbero aggiungere molti altri, fanno capire come, per fare educazione al paesaggio, sia fondamentale costituire una rete territoriale con funzione di supporto e di coordinamento; ma mostrano anche come sia possibile agire senza l’ausilio di strumenti particolarmente costosi o complicati.

Ciò che invece risulta di fondamentale importanza è il ruolo dei professionisti e la selezione delle giuste esperienze.Per realizzare percorsi di questo tipo, infatti, il docente dovrebbe lavorare preferibilmente in gruppo e dovrebbe essere aperto ai diversi approcci personali da parte di bambini e ragazzi; dovrà, inoltre, preparare attività didattiche sfidanti e motivanti che portino alla scoperta e al coinvolgimento diretto. I contenuti, fondamenta alla base dei vari percorsi, non saranno, tuttavia, il fine bensì uno dei molti strumenti da utilizzare attraverso metodologie didattiche attive, quali il cooperative learning, il brainstorming, la problematizzazione, il peer tutoring, e via dicendo. 

Le attività potranno essere diversificate: da esercizi utili alla verifica del livello di attenzione nell’osservazione del paesaggio e nell’analisi dei materiali forniti, a riproduzioni personali del paesaggio attraverso disegni o testi, fotografie, interviste, anche per dare forma alle proprie emozioni, e da utilizzare in occasione di concorsi o mostre, ad escursioni. Inoltre, potrà essere data la possibilità ai ragazzi di preparare essi stessi mostre o pagine web per divulgare quanto scoperto e per sentirsi più responsabili del paesaggio stesso e del suo cambiamento.Un’educazione simile, legata all’idea di paesaggio come ambiente di vita e luogo di incontro delle popolazioni, potrà far riappropriare bambini e ragazzi del Paesaggio come valore da preservare e far progredire in modo responsabile, permettendo loro una crescita equilibrata nella dimensione emozionale e in quella razionale. “Educare al paesaggio” potrà diventare, allora, un’“impresa possibile”, entusiasmante, coinvolgente, ma soprattutto determinante al benessere materiale e spirituale degli individui e delle società!

Benedetta Castiglioni, Educare al Paesaggio, Traduzione italiana del report del Consiglio d'Europa “Education on Landscape for children”, Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna, 2010.

Barbara Coluccia. Attualmente docente di lingua francese nella scuola secondaria I grado ma profondamente legata alla scuola dell’infanzia, dove ha mosso i primi passi come insegnante, ha svolto nel corso degli anni diversi ruoli nella scuola: collaboratrice della dirigente, animatore digitale, membro del Consiglio d’Istituto, referente alla legalità, membro del N.I.V., coordinatrice e referente per la valutazione PROGETTI – PON, funzione strumentale PTOF e formazione docenti. Dopo aver partecipato ad un progetto di ricerca-azione ha svolto anche diversi incarichi come formatrice per docenti nell’ambito della didattica per competenze e della costruzione degli ambienti di apprendimento anche con l’ausilio del digitale.

 

 

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