Educazione alla  biodiversità.Obiettivo 15 dell’Agenda 2030

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

“Io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest'ultimo non preservo me stesso.” (José Ortega y Gasset)

 

Il 3 febbraio 2016 nasce, su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma “Tor Vergata”, l’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), che promuove la diffusione e la conoscenza dei 17 Goals presenti in Agenda 2030 e si impone di rendere consapevoli gli italiani circa i rischi che nel futuro ci attendono.L’ASviS, che vanta attualmente oltre 220 tra le più importanti istituzioni e reti della società civile, ogni anno, dal 22 maggio al 7 giugno, per 17 giorni (tanti quanti gli obiettivi da perseguire), organizza in sinergia con i suoi partner il Festival dello Sviluppo Sostenibile. Il tentativo di una simile manifestazione, che rappresenta un importante contributo alla “Settimana Europea dello Sviluppo Sostenibile” (Esdw - European Sustainable Development Week), è diffondere, non solo mediante convegni, incontri con autori a tema, ma anche attraverso momenti eno-gastronomici e di spettacolo (nell’edizione del Festival 2019 sono stati 1060 gli eventi organizzati), su tutto il territorio italiano, la cultura della sostenibilità, condividere nuovi stili di vita, promuovere e favorire quotidiane best practice.

La minaccia al nostro ecosistema, attualmente individuato nel quindicesimo obiettivo di Agenda 2030 in “La vita sulla Terra: Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell'ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica” fu già preoccupante tema della Conferenza di Stoccolma del 1972, quando le Nazioni Unite proposero l’istituzione dell’UNEP, ossia il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (United Nations Environment Programme), a Nairobi: l’intento, già allora, era combattere ogni forma di destabilizzazione ambientale globale, attraverso  azioni di cooperazione internazionale e convenzioni internazionali, attivando una coscienziosa gestione dell’ecosistema, promuovendo una comune governance di tutela ambientale, intervenendo criticamente sull’uso nocivo di sostanze dannose e rifiuti pericolosi, sempre a garanzia di un avvenire sostenibile, a salvaguardia della produzione e del consumo delle risorse per le future generazioni.

Dal 22 maggio 2002, la “Giornata mondiale della Biodiversità” sancisce l’adozione,  da parte dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite,  della Convenzione sulla Diversità Biologica firmata a Nairobi, nel 1992. La giornata del 22 maggio rinnova ogni anno l’adozione della Dichiarazione Universale dell’UNESCO sulla diversità culturale, con l’obiettivo di tutelare la diversità biologica del Pianeta.A scuola, la “Giornata mondiale della Biodiversità”  può essere un efficace momento di avvio all’azione di sensibilizzazione ed anche il compimento di un percorso didattico sulla diversità ambientale e culturale. Attività dentro/fuori l’aula, laboratori sul campo, sperimentazioni e il “fare didattica in spazi flessibili”, come la “Casa-Laboratorio di Cenci” di Franco Lorenzoni, sono esemplari strategie di come le conoscenze si possano produttivamente tradurre in competenze e abilità del “vivere, accogliere, apprezzare” la biodiversità.

Workshop e lezioni-laboratorio “a classi aperte” e per gruppi di livello, interviste ad esperti,  quali i ricercatori dell’Università, incontri con l’autore, come scrittori sulla biodiversità e sui cambiamenti climatici o sul problema dei rifiuti ed il consumo del suolo  sono coinvolgenti “situazioni educative” che  rendono gli alunni consapevoli cittadini che la Terra è di ciascuno, nella salvaguardia di un ambiente vivibile da tutti gli esseri umani, animali e vegetali.“Piantiamo un albero per ogni cittadino italiano” è l’appello dello scienziato Stefano Mancuso e del fondatore di slow food Carlo Petrini contro il cambiamento climatico e a favore della riforestazione: 60 milioni di alberi fornirebbero quell’ossigeno necessario a limitare considerevolmente l’anidrite carbonica, determinante l’aumento dei gas serra nell’atmosfera e quindi l’innalzamento delle temperature, oltre ad incidere positivamente su ogni vivente il contatto con la natura. La silvoterapia, infatti, è una pratica di benessere psicofisico dalle antiche origini celtiche, che insegna a ricavare energia positiva delle piante per rigenerare la propria anima.

Il ricercatore inglese Matthew Silverstone ha dimostrato scientificamente che le piante e, specialmente, gli alberi, concorrono al miglioramento di molti problemi di salute; si è notato come il contatto con la natura sia proficuo su terapie connesse con  difficoltà di concentrazione, in caso di depressione e stress, di insonnia, in presenza di nervosismo e frenesia.Su tutto il territorio nazionale, un singolare contributo alla tutela di alberi e piante viene offerto dall’ex corpo forestale dello Stato, che, istituito dal 25 ottobre 2016 come "Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare", è attualmente operativo all’interno dell’arma dei carabinieri: il CUFA (Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari) è articolato in Comando Carabinieri per la Tutela Biodiversità e Parchi, Comando Carabinieri per la Tutela Forestale, Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale, Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare.Con sede centrale a Roma, il CUFA è dislocato in Reparti Carabinieri per la Biodiversità (in tutta Italia ce ne sono 28),  e nei vari Nuclei Tutela per la Biodiversità.

Grazie alle iniziative proposte dai Reparti e dai Nuclei dei Carabinieri Forestali, gli alunni italiani hanno l’opportunità di essere partecipi ai vari livelli di informazione, formazione, sensibilizzazione, durante eventi pubblici, presso istituzioni scolastiche e perfino nelle Riserve gestite dal WWF, come  accade per l’Oasi Protetta “Le Cesine”, nel Salento, in Puglia, o nei parchi direttamente sorvegliati e custoditi dai Reparti Biodiversità, quale è la “Riserva Biogenetica” di Lecce e affidata all’allora Corpo Forestale dello Stato, ora “Nucleo Tutela per la Biodiversità  di San Cataldo”. I Progetti di Educazione Ambientale che vengono proposti alle Istituzioni Scolastiche di tutto il territorio italiano sono annuali e la tematica e il titolo del progetto viene scelto ogni anno dal Raggruppamento Biodiversità di Roma e, successivamente, proposto a livello nazionale, tramite i vari Reparti e Nuclei.I Nuclei Territoriali per la Tutela Ambientale offrono alle Istituzioni Scolastiche percorsi educativi alla Biodiversità e alla Biosostenibilità: gli incontri, finalizzati  alla responsabilizzazione dei piccoli cittadini, possono essere proposti per gruppo classe, per classi aperte od anche per gruppi di alunni, come sperimentato, ad esempio, nell’Istituto Comprensivo “Cosimo De Giorgi” di Lizzanello con Merine, in provincia di Lecce: in raccordo tra i due ordini di scuola, una rappresentanza di studenti scelti tra le classi quinte della Scuola Primaria e dalle Classi Prime, Seconde e Terze della Scuola Secondaria di I grado, ha sperimentato la biodiversità e la tutela paesaggistica proprio grazie al “Progetto di Educazione alla Biodiversità” messo a disposizione delle scuole dal Nucleo Tutela per la biodiversità di San Cataldo (LE).

È un modo per rendere maggiormente responsabili gli alunni che, consapevolmente formati alla tutela ambientale e alla biodiversità, a loro volta, in classe, formeranno e sensibilizzeranno i loro compagni: la tutela ambientale e il rispetto alla biodiversità parte da scuola!Gli alunni apprendono che è necessario evitare qualsiasi introduzione volontaria o involontaria di specie aliene da parte dell’uomo: una qualsiasi specie vivente (animale, vegetale, fungo), che inizia ad abitare e colonizzare un territorio diverso dal suo areale storico, determina la trasformazione del posto. A modificare la tipicità di un luogo, interviene  anche il riscaldamento dei suoli e delle dune costiere, i rimboschimenti e le attività florovivaistico-ornamentali, l’acquacoltura, la pesca e la caccia, le specie Lessepsiane, ossia quei pesci che entrano nel Mar Mediterraneo, dopo l’apertura del canale di Suez.Inoltre, la fuga accidentale di allogeni da acquari, zoo, orti botanici, impianti, allevamenti o anche dalla “cattività” conduce verso nuovi cambiamenti: una specie aliena che si instaura in un nuovo ambiente stravolge l’esclusività del luogo; in più, per sopravvivere e imporsi sul nuovo habitat,  attua vari meccanismi,come la predazione, l’ibridismo, la competizione, il parassitismo. 

L’introduzione e la diffusione di specie aliene invasive sono una minaccia alla biodiversità, ogni volta che, per la loro capacità vegetativa aggressiva, per mancanza di competitori, per resistenza alle malattie e all’inquinamento o ad un ambiente vulnerabile, si rivelano causa di gravi danni alle attività dell’uomo, effetti sulla sua salute e una serie di conseguenze socio-economiche negative.Tale processo/meccanismo attuato dalle specie aliene invasive sulle comunità native inevitabilmente conduce ad omogeneizzazione biotica. L’uniformità nella composizione di specie di ecosistemi “polverizza” il privilegio del nostro ambiente di essere particolarmente unico, comportando un implacabile appiattimento ambientale, conosciuto anche come “MCDONALDIZZAZIONE”: inesorabilmente la scomparsa di animali, vegetali e funghi tipici comporta la cancellazione della vivacità ambientale che caratterizza la nostra Terra.Sentire la Terra come propria significa vivere in relazione sinergica con l’ambiente, in partecipata cooperazione con la natura, affinché essa sia e resti un patrimonio indiscutibilmente unico.“Prendersi cura dell’ambiente significa avere un atteggiamento di ecologia umana. [...] Non si può separare l’uomo dal resto; c’è una relazione che incide in maniera reciproca, sia dell’ambiente sulla persona, sia della persona nel modo in cui tratta l’ambiente; ed anche l’effetto rimbalzo contro l’uomo quando l’ambiente viene maltrattato.” 

(Papa Francesco nel Workshop “Modern Slavery and Climate Change: the Commitment of the Cities”, 21/07/2015) 

Mercadante Anna Serena

Docente di Scuola Primaria presso l’Istituto Comprensivo “C. De Giorgi” di Lizzanello con Merine (Lecce), nel 2006 consegue la Laurea con lode in Filosofia presso l’Università del Salento, specializzandosi poi in “Metodologie Psicopedagogiche di gestione dell’insegnamento-apprendimento nell’ambito didattico” con Diploma Post Lauream Biennale; frequenta inoltre il Corso di Formazione Progetto E-Twinning del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca - Erasmus. Nel 2012 consegue il Diploma di Formazione “Apprendere in contesti culturali allargati – La mediazione interculturale per il cittadino globale” rilasciato dall’Università Cà Foscari di Venezia e, nel 2013, il Master Universitario in “Didattica e Psicopedagogia per i Disturbi Specifici di Apprendimento – DSA”  presso l’Università del Salento con voto 110/110. Convinta sostenitrice del LifeLong-and-Wide-Learning, partecipa assiduamente ad esperienze di formazione.Tutela_Amb.1_1.jpg

 tutela_amb.2.jpg

 tutela_amb.3.jpg

M.A.GI.C. - Education Training

Tel.0832.521887 - Cell. 368.581458
Via Arturo Caprioli N°8 - 73100 Lecce
P.I.05034810753 - Email luigimartano51@gmail.com

© M.A.GI.C. Education Training di Luigi Martano All Rights Reserved.Design By Promowe.it

Search