TOLGO IL DISTURBO

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Micro atto unico di libera installazione.

 SCENA: bianca, vuota, con luci piazzate solo da destra.

Finto pubblico seduto a terra in proscenio di spalla alla sala. 

Dal finto pubblico si alza una voce.

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PERSONAGGI (il nome è facoltativo)

VOCE 1- diversità fisica

VOCE 2- diversità di prestazione scolastica

VOCE 3- foto sui social

VOCE 4- colore della pelle

VOCE 5- diversità economica

PUBBLICO- ragazzi seduti di spalle e mai visibili in volto. Un branco che interviene in gruppo con picchi di frasi estrapolate dal tappeto sonoro prodotto dei commenti comuni.

VOCE1- 

É inutile prendersi in giro da soli. Mi alzo io a parlare, così finisce questo assurdo silenzio. Parlo io, una volta tanto! Allora: io lo so che non ci riuscirò mai!

PUBBLICO-

A fare cosa? 

Ma di che parli?

 Ma questo che vuole

VOCE1-

Io lo so che non ci riuscirò mai a diventare uno di voi. Lo so. Ma questo forse non è il guaio peggiore, perché io questa cosa l’ho capita, ma siete voi che non lo volete capire!

PUBBLICO-

Ma di cosa stai parlando?

VOCE1-

Io me ne sono fatta una ragione. Che cosa credete, che io sia cieco? La mia diversità, io la vedo ogni mattina dentro quello specchio del bagno: le spalle strette, la statura bassa, le orecchie un po’ sporgenti…

PUBBLICO-

UN PO’?????!!! (RISATE CRASSE)

VOCE1-

Le orecchie di Dumbo, sì…le orecchie da elefante, come le chiamate voi. E poi questi maledetti apparecchi ai denti! Ne tolgo uno e subito me ne ficcano un altro…mi perseguitano!

Lo so benissimo che rispetto a voi sono la metà…e che le ragazze neanche mi guardano! 

Ma non è colpa mia!

 L’ho detto ai Miei che preferisco tenermi i denti storti piuttosto che farmi montare ancora un altro di quei cosi, che mi fanno pure parlare strano, ma niente! Sono convinti che io ne abbia bisogno, che un giorno mi accorgerò di quanto saranno stati utili perché mi vedrò più bello con i denti dritti e belli! 

Ma io è adesso che non mi vedo bello. É adesso che avrei bisogno di vedermi dritto e bello e non quando avrò 30 anni…semmai ci arriverò a 30 anni…

VOCE2-

Spalle strette, apparecchio, orecchie da Dumbo. E queste almeno sono cose che si vedono. Almeno a te ti prendono in giro per delle cose… vere! Sai perché mi prendono in giro a me? Lo sai? Perché vado bene a scuola. Perché prendo 9 al compito di matematica, perché mi mettono 9 e mezzo all’interrogazione di fisica.

PUBBLICO-

SECCHIONE!!

DISADATTATO!!

VOCE2-

Capisci adesso? La mia colpa sta nel riuscire bene in una cosa…accidenti a me! Invidio da morire quei miei compagni che si ritrovano tanti bei 4 e ne ridono e quasi se ne vantano. Almeno tu, quando avrai finito col raddrizzarti i denti e metterai un po’ di chili cambierai e sarai come chiunque altro…mentre io mi ritroverò sempre con questo problema addosso

VOCE1-

Non è così. Se tu adesso sei attaccato per questo forse è solo perché ti ritrovi in una classe di gente superficiale, svogliata, che non dà peso alla cultura, allo studio. Sicuramente, quando andrai fuori da lì, troverai un mare di gente come te, e forse anche meglio di te, che ama sapere, fare le cose per bene. Troverai il tuo posto, il posto giusto per essere bravo e riuscire nella vita.

VOCE3-

La smettete di lamentarvi di cose così stupide? Lo capite o no che i vostri non sono problemi veri? Che i vostri problemi passeranno, scompariranno nel nulla! Sapete qual è il vero male? Quello che può ammazzarvi dentro? Quello che veramente non ha senso.

VOCE2-

Come è un male che non ha senso? Ma di che parli?

VOCE3-

Parlo di quelle cose per cui si viene additati, per cui si viene bersagliati e che non sono visibili, come le tue spalle strette o non sono valutabili, come i tuoi 9 e 9 e mezzo, ma che una volta che si sono creati non possono più scomparire, non puoi cancellarli perché non dipendono dallo sviluppo o dal piccolo e meschino ambiente che ora frequenti per forza.

 Parlo di quando ti sbattono ovunque, ti mandano in giro sui social per una foto inviata al tuo ragazzo, o almeno a quel cretino che tu credevi il tuo ragazzo. C’ho creduto veramente in quello lì, mi piaceva da morire…ed era la prima volta che mi sentivo così bene, così bella. Fino a quando non mia ha chiesto di farmi una foto “solo per lui”, perché voleva portarmi sempre con lui, perché gli piacevo troppo, perché ero TROPPO BELLA!

Ed io, la stupida, TROPPO STUPIDA c’ho creduto…e mi sono rovinata con le mie stesse mani. 

PUBBLICO-

Eccola, eccola, è lei è quella della foto.

 In fotografia è meglio, però! 

Chissà quante ce ne sono in giro…deve essere una facile! 

Dal vivo non è poi così carina, pensavo meglio!

Che schifo! Farsi una foto così…e metterla pure su ISTAGRAM! Ma davvero si crede la ……………?

VOCE 3-

Ma li sentite? Cavolo! Queste voci mi seguono ovunque vada! A scuola è tutto un guardarmi strano, un ridere alle mie spalle. E ci sono certi ragazzi, poi, che adesso mi fanno certe occhiate…che…che mi fanno paura. Adesso tutti pensano che sono una facile, una con cui… ma io non sono così, io volevo solo fare un regalo al mio ragazzo…quel falso, quel bugiardo…

VOCE4-

Ed io che credevo di avere dei problemi!

PUBBLICO-

Oh…ma parlano proprio tutti qui? 

Non bisognerebbe mettere delle regole? 

Non è che tutti abbiamo proprio gli stessi diritti!

C’è chi viene prima…e chi ovviamente DEVE venire dopo!

VOCE4-

Eccoli i miei bulletti! Questi sono quelli che ogni giorno mi ricordano di che colore ho la pelle.

VOCE 1-

e senza neanche esserti guardato allo specchio!

VOCE4-

Infatti! Io gli specchi li evito, anche le vetrine mi danno fastidio e ci scappo davanti! Sono nato in Italia, parlo con un accento più spiccato di tutti voi messi insieme, la lingua dei Miei la uso solo quando mi sento con il nonno, l’unico che vive ancora nel suo Paese, mangio all’italiana, vesto all’italiana, SONO ITALIANO…ma c’ho sto colore e…questo cambia tutto.

PUBBLICO-

Essere italiani vuol dire essere fatti in un certo modo.

Essere nato qui non ti fa italiano, i tuoi genitori sono sbarcati qui solo per portarci via soldi e lavoro.

E adesso tu, solo perché t’hanno partorito nel nostro ospedale, pensi di essere uguale a me?

I Miei, sono italiani da sempre, hanno costruito questo Paese. Pagano le tasse da sempre e si sudano casa e lavoro!

Tornatevene da dove siete venuti!

Qualche giorno avrete una bella sorpresa, e allora sì che capirete che qui non è il vostro posto!

VOCE4-

I miei genitori lavorano. Paghiamo bollette, tasse ed affitto come chiunque altro. Andiamo in chiesa, perché siamo cristiani, ma tutto questo non significa niente: lo specchio decide. Gli occhi decidono, e niente possono fare il cuore o il cervello. Mi sento italiano…ma questo non basta e forse non basterà mai.

VOCE5-

Colore della pelle, spalle strette…insomma, come dici tu: sono gli occhi che comandano su tutto, sul pensiero, sul giudizio, sul sentimento.

PUBBLICO-

TOMBOLA! Ci mancava proprio la PAZZA!

Ehi, guarda che non è il 6 gennaio, guarda che siamo a maggio?

EHI pazza! Ma lo sai che siamo nel 2021?

Ma la televisione non ce l’hai a casa? 

Dai, che ti abbiamo iscritta a MA COME TI VESTI? Magari ti salvano da questa deriva di gusto!!

VOCE 5-

Niente da fare, è più forte di loro! Io mi vesto come posso, mi taglio i capelli da sola…ma che ne sanno loro del perché?

VOCE3-

Certo che tu ne hai di coraggio, a metterteli tutti contro così!

VOCE2-

Ma come fai a resistere?

VOCE5-

…ah, perché, secondo voi resisto? Devo essere proprio una brava attrice se pensate questo di me! Io sto da cani! Non ho nessuno con cui uscire, non vado mai a casa di nessuno, nessuno mi invita a mangiare una pizza il sabato, ed io lo so che si vedono quasi tutte le settimane. Li ho visti al parco tutti insieme…mica sono cieca!

Sto male qui (si tocca lo stomaco), e quando va peggio del solito vomito, e vomito…anche a scuola! A casa mia non girano molti soldi, mia madre ha qualche…problema e mio padre…vabbè, lasciamo stare. Io non ho tempo per pensare a fare shopping, per guardare le sfilate o i programmi in cui ti dicono cosa va di moda, come metterti l’eye liner…e cose simili, anche perché, i soldi per l’eye liner non li avrei neanche!

VOCE3-

E perché non lo dici? Perché non spieghi i tuoi motivi?

VOCE5-

E perché dovrei farlo? Perché devo giustificarmi? Di cosa mi dovrei vergognare…di non poter avere le stesse cose che loro possono permettersi? Dovrei mostrare a tutti che i miei genitori non sono bravi, belli e perfettini come i loro? A loro non dovrebbe interessare se uso maglioni di seconda mano o se non vado ogni settimana dal parrucchiere o se non mi faccio la ricostruzione fashion delle unghie ogni mese. Io sono io e non le mie unghie, io sono io e non il mio maglione. IO SONO IO!

VOCE 4-

Allora vedi che abbiamo ragione a dire che tu hai un sacco di coraggio a prenderla così!

VOCE1-

Che comunque sia, vomito o no, tu hai trovato un modo per affrontarli, qui dentro (si tocca la testa)…e riuscirai a trovare un modo per bypassarli anche qui (si tocca lo stomaco).

VOCE2-

Perché si tratta solo di questo: di trovare il modo di amarsi di più, di capire che questo momento della nostra vita non è la nostra vita. Che ciò che oggi ci sembra insormontabile è solo una fase, che un giorno ricorderemo, e che un giorno, con forza ci butteremo alle spalle.

VOCE5-

Compiangendo e ridendo di chi oggi ci sembra tanto più forte di noi. 

Ragazzi, forse la chiave sta proprio qua: cercarci, ritrovarci, amarci per quel che siamo e non per quello che loro vorrebbero che fossimo, perché loro non sono nessuno, perché loro non sono niente…niente di più e niente di meglio di noi.

VOCE3-

Sì, sicuramente voi avete ragione. Sono sicura che quello che state dicendo è giusto…lo sento. Il mio cervello è convinto di tutto questo. 

Noi abbiamo ragione, loro hanno torto.

Noi non abbiamo nulla da rimproverarci o di cui vergognarci, loro invece dovrebbero vergognarsi per quello che pensano e per come pensano.

Loro sono i brutti e non tu che hai le orecchie di Dumbo, loro sono gli ignoranti e non tu che prendi 9 in fisica, loro sono i disonesti e non tu che sei italiano anche se non hai la carta che lo dice, loro sono i ridicoli e non tu che trovi sempre il modo di essere te stessa oltre gli standard…i forti siete voi e non loro.

VOCE1-

No, i forti SIAMO NOI…insieme a te!

VOCE3-

Grazie per la fiducia, ma io non mi sento tanto forte…io sono troppo fragile per starvi al passo…

Scusate ma…IO TOLGO IL DISTURBO.

(BUIO ISTANTANEO. la ragazza VOCE 3 cade a terra, gli altri urlano NO!) 

Deborah De Blasi, vive in provincia di Lecce, a Specchia. Si è laureata in pedagogia all'Università del Salento, in pianoforte presso il Conservatorio G.Rossini di Pesaro, in prepolifonia al Conservatorio B. Marcello di Venezia e in Musica Antica al Conservatorio T.Schipa di Lecce. Abilitata all'insegnamento per la scuola dell'Infanzia e la Primaria. Attrice professionista specializzata in teatro ragazzi. Formatrice musico teatrale per studenti e docenti di ogni ordine e grado, specialista di didattica laboratoriale per la lettura espressiva per la casa editrice Raffaello. Ha cantato con ensemble di canto medievale di fama internazionale in tutta Europa ed ha inciso due CD con la TACTUS. Vincitrice del premio letterario Maria Bellonci. Ha collaborato, per un biennio, con la Gazzetta del Mezzogiorno come cronista. Scrittrice di drammaturgie messe in scena in tutta Italia. Membro fondatore dell'Associazione Nazionale di Public History. Dopo 13 anni di insegnamento nella Scuola Primaria, in cui ha creato e gestito progetti nazionali per il MIUR e la Commissione Berlinguer per la pratica musicale, da due anni è referente per gli ambiti di Cittadinanza attiva e Costituzione e Valorizzazione del patrimonio artistico e musicale presso l' Ufficio Scolastico Territoriale di Lecce.  Diplomata in direzione di coro ai titoli. E membro del CESRAM e fondatrice dell'Associazione socio culturale ACCADEMIA DELLA MINERVA.

 

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