“DDI…oltre il digitale: l’Uomo vuole e deve adattarsi all’ambiente!”

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L’evoluzione dell’Uomo solleva ancora interrogativi più o meno soddisfatti con un unico denominatore: l’interazione virtuosa con l’ambiente verso un orizzonte ben visibile e mai raggiungibile che si concretizza nella lifelong learning. 

 

La cultura è una strategia che permette all’uomo di contrastare la selettività implementando l’inclusività, agendo sul piano antropologico attraverso la progettualità e la simbolizzazione: la capacità di progettare si esplica mettendo in atto azioni intenzionali per il raggiungimento di determinate mete; la simbolizzazione consiste nell’attribuire ad un segno, un suono o ad un oggetto un valore che va oltre i limiti dell’elemento stesso. “Sia la capacità progettuale che il simbolismo della tecnologia come nella vita e nell’organizzazione sociale e nel linguaggio, rappresentano fattori di adattamento dell’ambiente all’uomo e dell’uomo all’ambiente”(Facchini, 2001). 

La progettualità umana si esplica maggiormente nella tecnologia che ha accorciato le distanze, ha abbattuto tante barriere e ha semplificato la vita, a partire dalla quotidianità, in una costante immaginazione del futuro da progettare e innovare e nell’attività di conservazione del presente: progettualità e simbolizzazione si intersecano e interagiscono costantemente creando valori e significati rappresentati dagli artefatti che permettono di raggiungere determinati scopi. Gli artefatti sono strumenti tangibili, per es. gli strumenti tecnologici, ma anche meno tangibili come le procedure di calcolo o le modalità operative e, ancora, completamente immateriali come i concetti. Gli artefatti permettono all’uomo di interagire con la realtà consentendogli di trasformarla per adattarla  alle proprie necessità e di raggiungere i propri obiettivi in maniera più efficace, per scoprirsi poi,  a sua volta, trasformato utilmente per sé e per gli altri.

Norman ha coniato il termine “artefatti cognitivi” per distinguerli dall’insieme molto eterogeneo “artefatti” per riferirsi a quegli strumenti che fungono da sostegno ai nostri processi cognitivi, quegli strumenti artificiali che supportano, mostrano ed elaborano informazioni allo scopo di svolgere una funzione rappresentazionale e che incidono sulle performance cognitive umane” (Norman, 1991). Edwin Hutchins (1999) definisce gli artefatti cognitivi come “oggetti fisici costruiti dagli uomini allo scopo di sostenere, rafforzare o migliorare la cognizione”. C’è da soffermarsi sul ruolo della tecnologia e rivisitare il nostro modo di utilizzarla così come il nostro modo di comunicare e apprendere. 

Secondo Norman gli artefatti non amplificano semplicemente le potenzialità dell’Uomo ma guidano l’attività mentale e possono modificare l’esecuzione di un compito. E’ indispensabile, allora, riuscire a motivarci e a motivare per aumentare l’interesse a scoprire facilitatori in grado di  supportare l’esperienza di apprendimento,  accomunati dall’ entusiasmante riflessione che gli strumenti tecnologici riflettono la conoscenza che le persone hanno collettivamente in un certo momento, conoscenza che hanno sviluppato attraverso la discussione, l’analisi, il confronto, l’esposizione, il sondaggio, l’ammirazione, la costruzione e lo smontaggio e la ricostruzione degli artefatti cognitivi. La DDI deve essere orchestrata con la vita reale per far emergere l’affezione e superare le contrapposizioni o, peggio, le dicotomie. La DDI permette di raggiungere tutti e ciascuno con una presenza pedagogica che si prende CURA dei protagonisti dell’apprendimento in una rete di relazioni collaborative e cooperative potenzialmente promotrici e fautrici dei sogni di tutti e, quindi, del PROGETTO del FUTURO che sarà!                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          

Rosaria Frandina, Abilitazione alla Vigilanza nelle Scuole Elementari, Laurea in Lettere (tesi: Fragilità maschile e femminile in Capuana), Master II livello "La dirigenza scolastica nella società contemporanea". Ha ricoperto incarichi di Fiduciaria di Plesso, Referente Continuità, Funzione Obiettivo e Strumentale extrascuola, Tutor Neoimmessi (3), Referente "Legalità, Ambiente, Bullismo", Esperto Progetto Pon ( competenze di base italiano) "Libertà di pensiero e parola...rispettando le regole", Membro CdC (tutt'ora), Referente "Curriculo Locale" per l'attuazione della L. R. n. 9/2011 (quest'anno).Insegno dall'anno scolastico 1982/83 con spirito di servizio, consapevole che ogni emozione, parola o gesto possono arricchire o depauperare l'azione educativa

 

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