“DaD… aiutami a studiare!”

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La DaD ha costretto in poco tempo insegnanti, genitori ed alunni, ad utilizzare strumenti tecnologici nuovi, ad apprendere il funzionamento di piattaforme e l’uso di risorse online, a far proprie procedure e, soprattutto, a relazionarsi attraverso lo schermo di un computer, comportando un allontanamento dalla didattica per gli alunni con bisogni educativi speciali. 

Diversi e svariati i motivi di questo allontanamento: molti di loro, se in possesso del PC, fanno fatica ad apprendere le procedure e le funzioni nell’uso di qualunque piattaforma o software, inoltre la difficoltà alla memorizzazione e alla messa in pratica di sequenze da seguire nella didattica a distanza, li rende ancor più demotivati e sconfitti.Sperimentano un senso di frustrazione, di abbandono in quanto spesso si confondono, si dimenticano, “si perdono”: consegnano i compiti via mail anziché su classi virtuali, non ritrovano le richieste degli insegnanti tra le tante comunicazioni pervenute nel tempo attraverso canali diversi, sbagliano a rispondere alle tante richieste effettuate, non riescono a entrare nelle video-lezioni.A scuola il contatto costante e continuo con i docenti, il supporto del gruppo classe, li aiuta a mantenere viva la concentrazione e li guida alla comprensione dei contenuti, nonché ad essere sicuri e sentirsi tranquilli, in un ambiente di apprendimento empatico. Tale empatia in una video lezione si frantuma, le parole del docente volano via… lontano. Non c’è contatto visivo, non c’è richiamo per nome, non c’è domanda che possa far tornare la loro mente presente, se non quando l’insegnante ne ponga una formale.

Emerge un problema fondamentale: quello dell’attenzione. Il beneficio che gli alunni traggono dall’essere in classe è enorme, l’aiuto del docente, quello dei compagni, il continuo monitoraggio e feedback della lezione, li aiutano a superare in parte le difficoltà, ad essere concentrati. A casa tutto questo manca, inesorabilmente. Ai problemi di attenzione si aggiungono l’impossibilità di ricevere l’aiuto offerto dal contesto scolastico e l’indubbia distraibilità causata dall’ambiente domestico.Dunque è necessario saper utilizzare il tempo a loro favore, cercare di perseguire il compito sociale e formativo del “fare scuola” e non tanto dello “stare a scuola” fisicamente. Mantenere viva la comunità di classe, di scuola e il senso di appartenenza con il dialogo, combatte il rischio di isolamento e di demotivazione e  non interrompe il percorso di apprendimento avviato.La nota 388 del 17 marzo 2020 del ministero dell’istruzione, meglio del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione, avente come oggetto “Emergenza sanitaria da nuovo Coronavirus”, invita in maniera perentoria che è necessario porre attenzione agli studenti con BES. Stabilisce che “occorre dedicare, nella progettazione e nella realizzazione delle attività a distanza, particolare attenzione nel rispetto dei piani didattici personalizzati stilati. 

La strumentazione tecnologica, con cui tali studenti hanno, di solito, già dimestichezza, rappresenta un elemento utile di facilitazione per la mediazione dei contenuti proposti. Occorre rammentare la necessità, anche nella didattica a distanza, di prevedere l’utilizzo di strumenti compensativi e dispensativi, i quali possono consistere, a puro titolo esemplificativo e non esaustivo, nell’utilizzo di software di sintesi vocale che trasformino compiti di lettura in compiti di ascolto, libri o vocabolari digitali, mappe concettuali”.L’invito a saper utilizzare il tempo, a stabilire il carico cognitivo giusto, ad assicurare la crescita formativa ed educativa di alunni che chiedono specifiche competenze e attenzioni e che mostrano personali bisogni educativi, orienta i docenti verso una “ri-progettazione” a supporto di nuovi e rinnovati processi di apprendimento scolastico.La sfida non può che considerare e ritenere prioritari gli studenti con BES, impone di riconsiderare parecchi aspetti della DaD che hanno la possibilità di divenire opportunità preziosa per potenziare le abilità e considerare con accuratezza le criticità che incidono sul processo formativo e su quello educativo. Sta alla scuola italiana cogliere tale necessità nella consapevolezza che un approccio digitale e multimediale esige una graduale e attenta ri-progettazione in un’ottica di effettiva inclusione per ciascuno nella scuola di tutti.

Elisabetta Patruno, docente laureata in Lettere presso l’Università degli studi di Bari ”Aldo Moro” con una tesi in Sociologia della Letteratura: “Il Realismo dell’Universale”, rivista fascista, politica - culturale sorta negli anni ’30. Ha conseguito Master Universitari biennali su "Innovazione didattica ed inclusione scolastica" e " Strategie didattiche verso la Scuola delle Competenze " presso l’Università degli studi di Benevento “Giustino Fortunato”. Vincitrice di Concorsi nella Scuola Primaria, Secondaria di primo e secondo grado, svolge la professione di insegnante da oltre vent’anni. Formatrice nel campo delle Nuove Metodologie didattiche, della Valutazione degli apprendimenti e delle Istituzioni scolastiche, nonché dell'Inclusione e dei disturbi specifici dell’apprendimento in alunni con DSA e con BES. Numerosi i seminari svolti da esperto sulle tematiche innovative del sistema educativo e di istruzione presso Enti e associazioni del territorio. Amante della lettura e anche della scrittura creativa ha prodotto con i propri alunni numerosi racconti. Ha pubblicato su Artedo - Edizioni Circolo virtuoso i seguenti saggi: ”L’Europa delle Competenze”, “PEDA'- Pedagogia e apprendimento”, ” La sfida della Valutazione”. Scrive su Rivista Scuola Magic- E- School, diretta dal dirigente Luigi Martano.

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